Palazzo della Provincia

 

MESSINA. La Città metropolitana di Messina, ex Provincia regionale, non è più ente “strutturalmente deficitario”. Il sindaco metropolitano Federico Basile ha sottoscritto ieri il rendiconto di gestione 2021, secondo cui l’ente non è in condizioni strutturalmente deficitarie, come si evince dalla “Tabella dei parametri obiettivi per province e Città Metropolitane ai fini dell’accertamento della condizione di Ente strutturalmente deficitario – Anno 2021”. La Città metropolitana esce, tre mesi dopo averlo dichiarato, dallo stato di crisi economico finanziaria. Ad aprile, infatti, la Conferenza Metropolitana (cioè l’assemblea dei 108 sindaci della provincia che sostituisce il consiglio metropolitano) convocata dal commissario straordinario Leonardo Santoro aveva approvato il rendiconto della gestione per l’esercizio finanziario 2020 (il bilancio consuntivo 2020, in italiano), dal quale emerge la grave situazione finanziaria dell’ex Provincia. Cosa vuol dire “strutturalmente deficitario? Secondo il Testo unico degli enti locali, sono le realtà amministrative che presentano “gravi ed incontrovertibili condizioni di squilibrio”, rilevabili da un apposita tabella che contiene parametri obiettivi dei quali almeno la metà presentino valori deficitari. I quattro parametri in cui la Città metropolitana è inguaiata riguardano la rigidità della spesa, l’importanza di ripianare il disavanzo a carico dell’esercizio con il risultato del bilancio corrente di competenza (Ripianare la quota di disavanzo a carico dell’esercizio grazie al risultato della gestione residui o delle partite accantonate e/o vincolate rappresenta un fattore di squilibrio), l’importo dei debiti fuori bilancio, riconosciuti e finanziati (tre milioni, nel 2020), e di quelli di cui si è già a conoscenza, ma che ancora non hanno avuto il formale riconoscimento e finanziamento. Situazione che oggi sembra essere rientrata. Una curiosità: della condizione di ente strutturalmente deficitario di tre mesi fa, a subirne le conseguenze era stato Salvo Puccio, ex presidente dell?Amam (oggi dirigente tecnico della partecipata), il cui contratto era stato “risolto di diritto nel caso in cui la Città Metropolitana di Messina dichiari il dissesto o venga a trovarsi in situazione strutturalmente deficitaria,…”, come prescriveva la legge

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