MESSINA. A Messina ci sono oltre 133mila abitazioni, ma “solo” 219mila abitanti. In media, quindi, una casa per meno di due persone: oppure, volendola vedere in altra maniera, possiede una casa più di un messinese su due, bambini compresi. Un valore enorme, totalmente spropositato, che testimonia però come il mattone in città sia sempre considerato l’asset di gran lunga più importante. Il problema è che, secondo l’Istat, che cita dati risalenti al censimento generale del 2011, c’è un abbondante 15% di abitazioni non occupate (catastalmente “vuote e occupate da persone non residenti”): dato confermaro da un report del 2019 di “soloaffitti”, che raccontra di 18.429 case disabitate, che corrispondono al 15, 82% degli immobili cittadini. Una cifra che è probabilmente pure maggiore, dato che dal 2019 Messina ha perso abitanti, ma ha guadagnato (anche se poche) case. Perché è un valore spropositato? La condizione di sovradotazione del patrimonio abitativo esistente è ulteriormente confermata dai valori relativi al rapporto metri quadrati per abitante, che secondo i dati del censimento 2011 è pari a circa 35 mq abitante, ma stando al calcolo volumetrico effettuato dal Comune di Messina in fase di redazione del nuovo piano regolatore è di circa 37 mq per abitante al 2012, che sono balzati a 39 mq abitante al 2017, a fronte del valore di riferimento pari a 25 mq abitante determinato per legge dal decreto ministeriale 144 del 1968 che fissa gli standard urbanistici. Il risultato è che a livello nazionale Messina risulta quinta (dietro Ravenna, Reggio Calabria, Catania e Modena) per numero di case disabitate. Secondo l’istat, in Italia ci sono circa 31 milioni di abitazioni, per sessanta milioni di abitanti: un rapporto, quindi, di poco inferiore a quello messinese, ma il dato italiano tiene in considerazione, per esempio, anche le seconde case in luoghi di villeggiatura (e infatti l’istituto nazionale di statistica riporta che il 22,7% non sono abitate): e Messina non lo è. Le seconde (e terze, e quarte, e quinte…) case messinesi, sono acquistate a scopo di investimento o di rendita, oppure ereditate e tramandate di generazione in generazione. Nonostante questo, negli anni ’80 e ’90 si è assistito a un’impennata nelle costruzioni, proprio mentre la popolazione decresceva: trend che non accenna a terminare, dato che fra il 2012 e il 2017 sono stati rilasciati titoli autorizzativi per 307.500 metri cubi. Paradossalmente, dato l’altissimo numero di case vuote, Messina è una città con emergenze abitative altissime, e  una scarsa propensione a sfruttarle, quelle case, malgrado le esigenze di risanamento: i progetti delle ultime due amministrazioni, che prevedevano di acquistare sul mercato abitazioni da utilizzare per dare un alloggio agli abitanti delle aree sbaraccate, senza costruire altri casermoni e quartieri ghetto, è andato molto a rilento, in maniera quasi fallimentare. E infatti si è tornati ai “casermoni”.

fonte: relazione generale del nuovo Piano regolatore, (redatto nel 2018 e mai adottato)

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