MESSINA. Interessi elettorali sullo sbaraccamento all’Annunziata. La denuncia arriva dal presidente della V Circoscrizione Santino Morabito, che punta il dito sul mercato nero dell’edilizia abusiva che puntualmente si attiva con l’approssimarsi della consegna di nuovi alloggi popolari, e nella fattispecie i quattro corpi di fabbrica in fase di realizzazione al Villaggio Matteotti, che secondo la direzione tecnica dello Iacp di Messina saranno ultimati nell’arco di pochi mesi per poi essere consegnati entro il prossimo mese di marzo, considerando il tempo necessario alle operazioni di collaudo ed all’ottenimento delle autorizzazioni amministrative. Si tratta di cinquanta alloggi popolari la cui assegnazione dovrebbe esaurire la fase di risanamento nella porzione di territorio urbano individuata come “Ambito A” e che corrisponde, in linea di massima, con il bacino del torrente Annunziata.
«L’uso del condizionale in questo caso è d’obbligo», specifica però Morabito, il cui timore è che la storia rischi di ripetersi, con la replica di un film già visto proprio all’Annunziata circa 10 anni fa, quando il primo lotto di alloggi realizzati al villaggio Matteotti fu consegnato ai legittimi assegnatari “ma le baracche a Paradiso e Sant’Elena rimasero intatte, resistendo tutt’ora , rinvigorite da floride ristrutturazioni”, spiega il presidente di quartiere, che focalizza il suo intervento sulla reiterata elusione delle procedure imposte dalla legge quadro regionale, “un patrimonio acquisito dalla Città, come sanno i politici, i funzionari, i nuclei familiari in graduatoria e quelli che, fiduciosi, attendono di infilarsi nella prima baracca disponibile“.
«È sufficiente trascorrere un paio d’ore tra le gente che vive i luoghi interessati dai progetti di risanamento – scrive Morabito – per comprendere che nessuno è sfiorato dall’idea che le casette possano essere demolite e l’area realmente riqualificata. Non si spiegherebbe altrimenti l’anomala attività di ristrutturazione edilizia, particolarmente fiorente negli ultimi mesi, nelle zone in Ambito A. Chi è così folle da ristrutturare una baracca che da qui a pochi mesi dovrà essere demolita? Nessuno, ovviamente. Ma c’è un passato che ha fatto scuola e che parla di un “mercato nero dell’edilizia abusiva” che puntualmente si attiva con l’approssimarsi della consegna di nuovi alloggi popolari. Ci sono “baracche promesse”, al genero di turno o a chi è pronto a pagare per subentrare, non tanto in un alloggio fatiscente, quanto nell’aspettativa di un diritto che un domani gli sarà riconosciuto. Su questo degrado, urbanistico ed umano, si avventano sciacalli ed avvoltoi. Gente che ha le mani in pasta. Che conosce uomini e cose. Da settimane si aggirano tra i vicoli dell’Annunziata disseminati di baracche, con le loro cartelline che custodiscono improbabili graduatorie, pronti a dispensare impegno e garanzie. Naturalmente, sotto elezioni, l’attività si fa più frenetica e spregiudicata. Risanamento urbanistico – prosegue l’esponente della V municipalità – significa chiudere una ferita nel tessuto urbano senza lasciare cicatrici. Ma basta osservare le innumerevoli piaghe nel territorio per rendersi conto che il risanamento urbanistico a Messina è rimasto un concetto astratto, a dispetto di migliaia di alloggi popolari costruiti ed assegnati negli ultimi decenni».
Ma qual è la procedura alla quale attenersi? A stabilirlo è la Legge Regionale 10/90 , all’art. 6, che attribuisce al Sindaco il compito di assegnare gli alloggi secondo la graduatoria formulata dall’apposita commissione. L’art.7 dispone che l’assegnazione degli alloggi sia effettuata in corso di costruzione e che l’impresa esecutrice rimanga responsabile della loro custodia sino alla consegna. Sempre l’art. 7, al secondo comma, stabilisce che la consegna degli alloggi avrà luogo quando l’assegnatario avrà reso libero da persone o cose l’alloggio da demolire. Il successivo art.8 dispone che nelle aree interessate dai progetti di risanamento dovrà procedersi, coevamente all’assegnazione degli alloggi, allo sgombero dei nuclei familiari non aventi i requisiti richiesti per l’ottenimento degli alloggi realizzati. Ed infine, l’art. 9 della stessa Legge Regionale così recita : è fatto obbligo all’istituto autonomo per le case popolari di provvedere all’immediata demolizione delle baracche lasciate libere dagli assegnatari o sgomberate in forza di atto amministrativo. All’onere di finanziamento per i lavori di demolizione si fa fronte mediante apposita previsione nel quadro economico-finanziario progettuale.