MESSINA. Gli appalti pubblici sono crollati negli ultimi dieci anni, con un 90% di gare in meno, ci sono segnali di una piccolissima ripresa, e vengono da Messina, Palermo e Catania. Parola di Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, che nel report gennaio-agosto 2017, “scova” in tutta l’Isola solo 75 gare per 112 milioni di euro: un calo del 90,83 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007.

Poco, sostengono i costruttori edili, ma meglio rispetto al 2016, annus horribilis in cui negli stessi otto mesi di riferimento le gare erano state 64 per un importo da 104 milioni di euro. Alla testa della “mini ripresa” ci sono le tre città più grandi dell’isola: Catania (19 affidamenti per 23,5 milioni), Messina (16 appalti e 16 milioni) e Palermo (18 bandi da 44,5 milioni complessivi). Tre isole mezze felici in mezzo al disastro: Nei primi otto mesi dell’anno, zero gare a Enna (una nell’anno precedente) e 2 ciascuna a Ragusa e Siracusa (contro, rispettivamente, 8 e 1) per 4,2 e 2,6 milioni in tutto.

Anche dal punto di vista dei pagamenti per i lavori svolti non va affatto meglio: secondo l’osservatorio isolano dell’Ance, il Comune di Palermo ha fatto registrare un ritardo medio di 177 giorni. Virtuosissime invece le tre università, tempestive nell’onorare le fatture con pagamenti quasi “a vista”.

Complessivamente, rivela il report, nel 2012 i cantieri pubblici e privati davano lavoro nell’Isola a 102mila persone, precipitate a 84.359 nel 2016, con un calo superiore al 17 per cento. Questo crollo occupazionale ha avuto una ripercussione sulle opere: 159 cantieri bloccati e opere lasciate a metà.

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