Non c’è stato giorno, nell’ultimo mese, che io mi sia svegliato la mattina senza rivolgere al Dio in cui credo una preghiera per Franz Riccobono, per l’amico Franz che da troppo tempo combatteva la sua battaglia (ahimé solitaria, senza neppure la presenza della cara Carmen) contro un nemico insidioso e orrendo che lo aveva carpito ancora nel pieno delle sue straordinarie forze e capacità intellettuali, umane, affettive. Di persone come Franz non si può parlare al passato, quasi si tratti di partite ormai chiuse. La sua incredibile umanità, il suo interloquire, le sue passioni (anche quelle da me non condivise) erano a tal punto embricate nella persona che per molti di coloro che lo hanno conosciuto e gli sono stati amici il suo essere un tutt’uno con la storia della città rimarrà a futura memoria come eterno presente.

Ho conosciuto Franz oltre mezzo secolo fa, io e lui mossi da interessi e passioni in gran parte analoghi in una città che adesso non c’è più, quella degli anni settanta. A lui mi uniscono ricordi disparati e tutti per me riconducibili a  esperienze che hanno segnato la mia formazione di uomo e di intellettuale. Ricordo ad esempio la mia prima visita in quella sua dimora in via Noviziato Casazza, alla fine degli anni sessanta, una sorta di wunderkammer già piena degli oggetti che lo avrebbero accompagnato nella sua attività di antiquario. Fu lui, nel 1972, ad accompagnarmi dal vecchio orafo Correnti per acquistare un anello “magico”, d’oro e con un topazio bruciato, che da allora tengo al dito come prezioso talismano. Mi fece in quell’occasione da mentore perché gli avevo confessato di invidiarlo per la collezione di anelli antichi da lui posseduta. Caro Franz! Molti degli interessi collezionistici che ancora oggi coltivo è stato lui a trasmettermeli, le antichità, l’arte popolare, le variegate curiosities derivanti dagli ammutinati della storia, coloro  i quali decidono di non vivere una vita segnata dall’obbedienza a un mainstream….. Pur non essendo io un archeologo, ricordo ancora con emozione la testina femminile da me rinvenuta nello scavo da lui promosso in un cantiere cittadino. In lui la passione per l’archeologia non era mai disgiunta dalla passione civile, l’urgenza di rivelare a una comunità annoiata e distratta, attenta piuttosto agli usuali lugubri rituali di apparenza e di potere, quali ricchezze Messina ancora conservasse nel suo stratificato palinsesto territoriale.

Ricordo le scampagnate in esplorazione di siti, sui quali egli puntualmente si dimostrava già perfettamente informato. Ricordo le mostre etnografiche organizzate nei villaggi messinesi a metà degli anni ottanta, quando l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali, con Luciano Ordile assessore, ancora dedicava attenzione ai beni demo-etno-antropologici quali serbatoi di un’identità smarrita della quale pareva opportuno serbare almeno memoria. Ricordo i convegni a San Vito Lo Capo sulle tonnare, sul corallo, sulle sirene, che ci davano modo di condividere anche con le rispettive consorti momenti di svago e di convivialità. Ricordo l’epopea taorminese, allorquando Franz, facendosi portavoce di un’espressa richiesta da parte dell’antiquario suo amico Giovanni Panarello, mi chiese di intervenire per apporre il vincolo alla splendida collezione di oggetti d’arte popolare custoditi nella magnifica casa dell’antiquario, e come per mesi ci recammo insieme a Taormina perché io potessi dedicarmi all’inventariazione dei pezzi, usufruendo non di rado del suo parere in tema di datazioni, del suo gusto, della sua impagabile e amena compagnia. E gli sforzi successivi per promuoverne la musealizzazione e la pubblica fruizione….. Ricordo l’intervento di recupero e pubblica fruizione delle ceramiche pattesi, delle quali lui era profondo conoscitore. E le mostre sui cartelloni dell’Opera dei Pupi, sugli Angeli, gli incontri sui più disparati argomenti, dai musei ai santi…..e chissà quanti ne smemoro! E la comune appartenenza alla gloriosa Arciconfraternita dei Catalani…..

Ci trovavamo bene insieme, l’importante era non affrontare temi politici, lui di destra io di sinistra…..Ma poi bastava uno sguardo, una battuta, per rivelare ad entrambi che al di là di quelle forti divergenze esisteva una simpatia umana, un’assonanza di interessi, un gusto comune per l’ironia esercitata nei confronti di una società rispetto alla quale entrambi, per motivi opposti ma convergenti, ci sentivamo estranei….. Franz Riccobono ha intersecato la storia di questa città per molti decenni, conquistandosi l’affetto e l’ammirazione da parte di moltissime persone, che ne coglievano, mascherata da atteggiamenti all’apparenza spigolosi, la sostanziale bontà, il desiderio sincero di porsi quasi a servizio non dico della sola Messina ma della Sicilia, del Meridione tutto per rammentare le tracce che il passato ancora concedeva di cogliere di una storia fattasi volgare e banale. Adesso se n’è andato. Credo che Messina non avrà più un cultore di “umane e dimenticate storie” pari a lui, che ha esercitato la sua attività di archeologo, antiquario, umanista tenendosi sempre discosto dal pernicioso provincialismo che sta sempre dietro l’angolo di quanti coltivino interessi analoghi. Un grande studioso il mio amico Franz, un grande uomo. E su ciò (come lui stesso amava dire) “si parra picca”!

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