MESSINA. “Secondo lo studio “Ecosistema Urbano 2024” realizzato da Il Sole 24 Ore, Messina conquista il 7° posto in Italia per numero di alberi presenti nelle aree di proprietà pubblica ogni 100mila abitanti. Un risultato che ci riempie d’orgoglio e conferma l’impegno dell’amministrazione nella tutela e valorizzazione del verde urbano. Investire negli alberi significa investire nel benessere, nella qualità della vita e nel futuro della nostra comunità. Continueremo su questa strada per una Messina sempre più verde e sostenibile!”.
Dal nulla, in un post sulla sua pagina Facebook, il sindaco di Messina Federico Basile tira fuori una classifica di quasi un anno fa che dovrebbe rendere giustizia all’operazione di riforestazione urbana “ForestaMe”, facendo compiere alla città di Messina un notevolissimo balzo in avanti nella graduatoria del numero di alberi. Secondo la classifica, in un anno l’indicatore di alberi ogni 100mila persone è passato dall’83mo posto con 6,40 piante della graduatoria del 2023, al settimo posto con 79,5 alberi del 2024. Un risultato ottimo e che ha dell’incredibile, con un balzo avanti quasi inverosimile.
In realtà la classifica che ha legittimato il post di Federico Basile appare piuttosto bizzarra dal punto di vista meramente aritmetico: 79,5 alberi ogni centomila persone vorrebbero dire meno di 200 alberi in totale in tutta la città (circa 170, per essere precisi), cosa evidentemente impossibile. Un’altra tabella, non del Sole 24 ore ma di Legambiente, pur basandosi sullo stesso report “Ecosistema Urbano 2024”, indica invece 80 alberi ogni 100 persone: ed è ugualmente sballata, perchè in questo caso gli alberi in città sarebbero 170mila, cifra assurda e fuori scala.
Più presumibilmente, quindi, si tratta di refusi sia dell’una che dell’altra classifica, e il rapporto corretto dovrebbe essere numero di alberi/1000 persone, compatibile con i 17.189 alberi che MessinaServizi dichiara come patrimonio arboreo cittadino. Insomma, quale che sia il metodo di calcolo utilizzato, i numeri elaborati dal report non tornano. e soprattutto non spiegano l’enorme salto, in un anno, da 6,40 a 79,5 alberi per “n” persone.
Ma soprattutto, la graduatoria racconta solo una parte del rapporto controverso della città con il verde pubblico: nella stessa classifica che premia il numero di alberi per abitante in ambito cittadino, infatti, nell’indicatore del “verde totale”, Messina nel 2024 è in fondo alla classifica: 103ma, solo di una posizione migliore rispetto al penultimo posto del 2023, con meno di 6 miseri metri quadrati per abitante. Come è possibile?
Alla luce di questo inspiegato exploit, da cosa è giustificata una simile discrasia di posizioni tra molti alberi e pochissimo verde cittadino totale? È possibile perché nei decenni precedenti, la presenza di vegetazione in ambito urbano è stata sacrificata sull’altare di scelte urbanistiche non esattamente lungimiranti che hanno privilegiato asfalto, mattoni e cemento: col risultato che oggi Messina ha 17.189 alberi, ma solo 67mila metri quadrati di spazio dedicato a parchi e ville, con villa Dante che da sola è grande quasi la metà (32mila metri quadrati, che prima della costruzione del tram erano 49mila), quindi i 14mila mq di parco Aldo Moro, compresa la parte non aperta al pubblico, i quasi 12mila mq di villa Sabin, a scendere fino ai 3970 della villetta Castronovo, i 3300 della distesa brulla di villa Quasimodo finendo coi 2700 mq di villa Mazzini. E 67mila metri quadrati sono, convertiti in km quadrati, appena 0,067: tutto questo in una città dell’estensione di 211 km quadrati. In più, le alberature dei boschi dei Peloritani, della foresta di Camaro e del recentemente riqualificato “Burgensatico” di Pezzolo, non vengono prese in considerazione in quanto fuori dall’ambito urbano.
E quindi forse il dato positivo, l’unico, è ForestaMe, l’operazione messa a dimora di alberi lungo le vie del centro, portata avanti mentre in città ci si lamenta del fatto che gli alberi in città tolgano parcheggi. Operazione che è andata meglio del previsto, con 66 alberelli “morti” (o ammazzati da automobilisti per i quali la presenza della pianta evidentemente non costituisce una sufficiente dissuasione al parcheggio) sui 951 piantati. Una percentuale del 6%, addirittura migliore della media delle riforestazioni urbane: gli alberi che non hanno attecchito sono stati tutti sostituiti.
Il rovescio della medaglia sono i platani tagliati in viale Giostra per i lavori del parcheggio d’interscambio, l’intero filare di 22 alberi del controviale direzione monte, abbattuti per, spiegava MessinaServizi, problemi all’apparato radicale: problemi ai quali sono apparentemente estranei i platani (uguali) dell’altro controviale, quello direzione mare, tutti risparmiati dall’azione delle motoseghe. Di recente, un’altra polemica è sorta per gli abbattimenti di una trentina di alberi in centro, per motivi di sicurezza, come avevano spiegato Basile e la presidente di MessinaServizi Mariagrazia Interdonato.
Per ultimo c’è la concreta possibilità di dover tagliare e sostituire, prima o poi, i cinquecento pini che costeggiano Circonvallazione e Panoramica: piantati tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, gli alberi potrebbero essere tagliati e rimpiazzati da altre essenze più consone allo sviluppo urbanistico cittadino e meno impattanti sulle strade, letteralmente distrutte dalle radici delle piante che “spingono” verso la superficie e creano pericolosi dossi dell’asfalto.
In basso, la classifica pubblicata da Il Sole 24 ore (oggetto del post del sindaco Federico Basile) e a seguire quella di Legambiente, con i due coefficienti differenti