C’è bisogno di Cocchiara per leggere l’Italia di oggi. Sob.

Giuseppe Cocchiara è stato un grande siciliano. Dopo aver iniziato la sua storia intellettuale da folklorista e studioso di tradizioni popolari, venne poi sempre più affinando i suoi interessi, anche a seguito di un decisivo triennio di studi trascorso in Inghilterra, aprendosi infine a una sensibilità verso tematiche antropologico-culturali destinata a non più abbandonarlo. Oltre ad averci infatti lasciato fondamentali opere sul folklore, la letteratura e la poesia popolare e tante altre tematiche già trattate da Giuseppe Pitrè egli si dedicò, adottando una prospettiva di più ampio respiro, a studi concernenti la storia delle idee che vennero da lui affrontati con un peculiare taglio antropologico. Perché ho citato questo studioso a me caro, al quale è oggi intitolato un importante Museo etnografico regionale e che ogni anno vede, a Mistretta, assegnare un prestigioso premio (il Premio Cocchiara appunto) che è stato negli anni conferito a prestigiosi antropologi nazionali e internazionali?
La ragione è presto detta. Tra le ultime opere di Giuseppe Cocchiara ce ne stanno due che mi aiutano oggi a decriptare meglio i messaggi che il triste panorama politico, sociale e culturale italiano oggi mi (ci) trasmette. Vediamo un po’, partendo dalla prima di esse, Il Paese di Cuccagna, e altri studi di folklore, Torino, Einaudi, 1956. Ecco, questo testo mi aiuta a capire perché, alcuni anni fa l’attuale Premier Giorgia Meloni, insieme ad altri 313 parlamentari, abbia consapevolmente votato alla Camera dei deputati della Repubblica italiana una mozione nella quale si sosteneva che Ruby Rubacuori (che aveva rubato il cuore di Silvio Berlusconi) fosse la nipote di Mubarak, come appunto il cuore rubato strenuamente andava sostenendo. Mi aiuta anche a capire, il caro Cocchiara, come mai a distanza di ben dodici anni da quel pronunciamento la stessa Giorgia Meloni ritiri la costituzione di parte civile nel processo contro Berlusconi (l’eterno processo, la solita Ruby). E dire che quella mozione del 2011 aveva arrecato all’immagine dell’Italia un danno incalcolabile, facendo apparire il nostro Paese una repubblica delle banane… Mi vien da pensare che questa marcia indietro del Governo, rispetto a un’azione volta a mantenerne l’onorabilità, sia dovuta al fatto che l’ex cavaliere continua a difendere Putin. Mi aiuta infine a capire perché oggi l’ex di sopra venga assolto in un processo che lo vedeva imputato per corruzione in atti giudiziari, reato per il quale la procura di Milano aveva richiesto la condanna a sei anni di reclusione, oltre che la confisca a lui di una somma di 10 milioni e 800mila euro come «prezzo della corruzione», e la confisca a Karima El Mahroug (sempre lei, Ruby) di cinque milioni di euro come «prezzo del reato». Si, Giuseppe Cocchiara mi aiuta a capire tante cose, e in particolare di vivere ormai in un Paese di Cuccagna.
E passo al secondo, grande libro di Cocchiara, Il mondo alla rovescia, Torino, Boringhieri, 1963. Tra parentesi, entrambe queste opere fanno parte della gloriosa, straordinaria Collana Viola, condiretta da Cesare Pavese e da Ernesto de Martino. Bene, cosa mi dice oggi Cocchiara sul mondo alla rovescia, un mondo in cui tutto si capovolge e smarrisce il proprio senso, acquisendone viceversa uno di segno contrario? A scorrere le cronache dei nostri giorni non c’è che l’imbarazzo della scelta. Appena pochi mesi fa il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Matteo Salvini, commentando un intervento di Legambiente critico a proposito del Ponte sullo Stretto, se n’è uscito con questa dichiarazione: “Vogliamo creare lavoro, disinquinare, sbloccare cantieri e investire in trasporto su ferro e via mare, ma anche lasciare ai nostri figli un’opera che renderà l’Italia un Paese leader al mondo come il Ponte sullo Stretto, l’opera più avveniristica ed ecologica della storia. Opera Green perché, secondo diversi studi tecnici, grazie al Ponte si taglierebbero oltre 100.000 tonnellate di emissioni di anidride carbonica annue, oltre al notevole beneficio per le acque del canale di Sicilia”.
L’opera più avveniristica ed ecologica. Sic. Si prevede che il movimento di terra necessario per la costruzione del ponte interesserà nove milioni di metri cubi di materiali di scavo, oltre alla gran massa di materiale che sarà movimentata: un milione e mezzo di metri cubi da prelevarsi in una non meglio specificata zona etnea. E tutto ciò questo ministro vicepremier giudica ecologico… Forse si riferisce alle tasche di chi su questa cosiddetta grande opera conta già di arricchirsi.
A esplorare altre declinazioni dell’attuale mondo alla rovescia se ne trovano a bizzeffe nel gran circo Barnum della nostra società. Ne volete altri, cari lettori? Niente paura, eccone alcuni: un Ministro dell’Interno che dapprima definisce i disperati che cercano di fuggire dagli orrori che si consumano in casa propria (orrori dei quali il nostro opulento Occidente ha la principale responsabilità) dei “carichi residuali” e poi, proprio in questi giorni, senza vergogna critica gli stessi disperati che si mettono in viaggio e poi vanno a morire (non soccorsi) sulla nostre coste. “Incauti! Avventati!”, sostiene a gran voce. E ancora gli esempi da fare sarebbero tanti. Troppi.

Ho come il sospetto, anzi la certezza – credetemi sulla fiducia – che i mondi alla rovescia, carnascialeschi e rabelaisiani, studiati da Giuseppe Cocchiara fossero alquanto più decorosi di questi.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments