MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del consigliere della VI Circoscrizione Giuseppe Sanò sulla soppressione di uno dei due treni notturni che collegano la Sicilia con Roma.

Di seguito il testo integrale:
 
Chiedere a Trenitalia di non abolire una corsa notturna che collega la Sicilia alla Capitale, lamentando l’interruzione della continuità territoriale, era sacrosanto oltre che realistico. Ma era altrettanto prevedibile che dal management di Trenitalia arrivasse una risposta scontata ad una richiesta, che possiamo considerare solo una triste constatazione dello stato dei fatti. Sdoganare la consueta ingiustizia perpetrata ai danni dei siciliani può giovare solo a far leva sui malumori dei nostri conterranei che presto si troveranno a dover eleggere il Presidente della Regione e rinnovare l’Assemblea regionale. 
Insomma, se si contesta ad un’azienda di aver privato i suoi clienti di un servizio, è abbastanza prevedibile aspettarsi una risposta dettata da esigenze di mercato, un mercato che pone da anni la Sicilia sotto scacco.
Del resto, qualunque AD di una qualsivoglia azienda dovrà sempre perseguire obiettivi di profitto per giustificare la permanenza della stessa sul mercato.
Dunque, non mi stupisce affatto la risposta di Trenitalia alla levata di scudi in salsa elettorale.
In questo momento, la Sicilia si trova in un circolo vizioso che solo con manovre economiche importanti potrà essere interrotto.
Se pensiamo alla qualità offerta da Trenitalia e alle infrastrutture presenti sul territorio siciliano, è facilmente comprensibile la scarsa motivazione dei siciliani ad utilizzare il treno. Ovviamente, le compagnie aeree forti dello stato di necessità a cui siamo costretti a sottostare, mantengono i costi dei propri servizi alle stelle.
Perché Giuseppe Sanò, dovendosi recare a Roma e trovandosi costretto a scegliere tra l’odissea necessaria a raggiungere la Capitale con un treno vetusto o acquistare un salatissimo biglietto aereo non dovrebbe  optare per quest’ultima scelta anche a costo di chiedere soldi in prestito? 
Quale sarà la vera sfida per i nostri aspiranti rappresentanti istituzionali? Scrivere l’ennesima lettera di protesta a Trenitalia o impegnarsi a strappare, con le unghie e con i denti, i fondi necessari a creare le infrastrutture indispensabili per spezzare il circolo vizioso in cui siamo stati sequestrati?
La politica siciliana dovrà pretendere che i ricavi delle tasse vengano investiti per lo sviluppo del meridione e non in programmi di assistenzialismo, utili solo a mantenere il consenso elettorale.
I siciliani sono stufi di accontentarsi dell’elemosina offerta dallo Stato italiano, il popolo siciliano non ha bisogno di redditi di cittadinanza ma di interventi che producano lavoro.
Non vogliamo sussidi, non vogliamo che le nostre città si spoglino delle migliori eccellenze costrette a cercare lavoro altrove. I siciliani vogliono tornare ad essere i protagonisti del mediterraneo e se è vero che la Sicilia è Italia, il governo dovrà investire nella nostra amata isola.
Non è più ammissibile ricevere risposte scontate, forti dell’assenza di un mercato competitivo e dell’impossibilità di usufruire dei vantaggi della misconosciuta libera concorrenza.
 
 
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