MESSINA. «Ho assolto, col mio voto, il Ministro: ha agito perseguendo gli interessi della Nazione». A scriverlo è Giovanni Quartarone, impiegato all’Università, appassionato di storia e cultura locale, con particolare attenzione a Castanea, nonché candidato al consiglio comunale con il M5s alle scorse amministrative, che in una lunga lettera spiega il perché ha votato sì, quindi no, alla richiesta di procedere nei confronti del Ministro degli Interni in merito al caso Diciotti.

Di seguito il contenuto integrale del suo intervento:

«È prossimo il giorno del voto. L’Europa ci chiama alle urne e noi italiani, anche quelli del sud, del vecchio Regno delle Due Sicilie, possiamo esercitare il medesimo diritto! Il tempo di attesa, nonostante il freddo inverno, è surriscaldato e si infuocherà sempre più. Da più parti spumeggiano evanescenti discorsi. Si sovrappongono chiacchiere su chiacchiere, fumosi soliloqui , e invettive nette, perlopiù infondate, contro l’azione di governo. L’unione 5 Stelle-Lega che ha dato forma, nonostante le diversità o unicità dei singoli schieramenti, a una stabilità che mantiene salde le “Camere” fa aumentare sempre più la rabbia di chi sta all’opposizione ma questa è la politica! Si intercalano nello scenario, riesumati e disgustosi, fantocci che senza rossore o vergogna alcuna, si ergono a moralisti di un sistema che loro stessi hanno prodotto e sono stati conniventi, sguazzandoci dentro incuranti di quanto avveniva attorno. Se in Francia, oggi, per le strade sfilano i “gilet gialli”, se anni fa in Italia Peppe Grillo ha riempito le piazze, se tutto questo avviene non è necessario interpellare la fata turchina o chissà quale megera per svelarne l’arcano. Arriva un punto e arriva sempre nella vita, un momento in cui non se ne può più e siamo vicinissimi. Ieri sera l’ex premier sul primo canale nazionale presentava il suo libro, ripetendo e cucendosi addosso “coerenza e legalità”, imbastendo da cima a fondo un abito elegante e raffinato simile a quello citato nei Vangeli, l’abito farisaico, dei sepolcri imbiancati. L’arroganza e la spregiudicatezza che continua a calpestare le nostre misere intelligenze si propina da più parti».

«Oggi potevo esprimere la mia opinione, giusta o sbagliata che sia, in merito al caso “Diciotti” e ho assolto Salvini: il ministro ha agito negli interessi del “bel Paese”, interesse gridato a gran voce dalla società civile, dal profondo e sempre più emarginato sud della penisola, lasciato spesso e sovente alla mercé di se stesso. Non condivido, sia chiaro, certe posizioni estreme della Lega  ma alcune vanno bene. Nel caso specifico la presa di posizione dell’Italia –  il ministro rappresenta l’Italia di oggi -, ci voleva. La voce grossa va fatta. Madre Europa penso abbia capito che siamo meno comprabili di qualche anno addietro. Abbiamo alzato giusto un po’ la testa, ci siamo leggermente svestiti dei panni di Cenerentola e così tutta l’Europa con tutti i conniventi della classe politica italiana, dell’ultima ora, hanno gridato al lupo, con spread che sale e scende, con presunte paventate carestie, con un terrore psicologico a più strati e livelli.  Ci fu anni addietro “tangentopoli”che accolse le speranze di tanti probi cittadini, ogni tanto emerge qualche voce fuori dal coro. Il vero problema è culturale. Non è facile scardinare un sistema incancrenito ma bisogna pur iniziare. A proposito di migranti il mio bisavo, Liu, andò e soggiornò per lunghi anni in America agli inizi del Novecento. Tornato in Italia, in Sicilia, col gruzzolo racimolato comprò terreni e case e continuò a vivere onestamente da contadino. La nostra politica di accoglienza non è delle migliori. Senza volare in alto, o lontano, ma giusto nel paese dove vivo e nel quale ospitiamo una comunità di ragazzi profughi, testimonio che lo scorso anno abbiamo stipulato un protocollo d’intesa, giusto per favorire l’integrazione, e fu una bellissima esperienza e cosi, nel riproporre l’invito per l’anno appena trascorso, notammo che cambiarono molte cose. I ragazzi si sono cosi ambientati, abituati alle nostre abitudini, che a stento e solo per poco tempo una piccola rappresentanza aderì al progetto. Loro devono rispettare le regole che sanciscono questa prima fase di soggiorno, non possono e non devono lavorare, neanche azioni per la comunità, lavori socialmente utili, al massimo è consentito partecipare a qualche iniziativa e il resto della giornata, lunghe giornate sono obbligati a bivaccare e attendere un immediato trasferimento che li spinga sempre più in alto, verso le zone più agiate d’Italia. Il tema degli emigranti come il tanto discusso “reddito di cittadinanza” sono fra i punti cardini che danno tanto da discutere alle platee nazionali, dai canali del biscione a quelli dello Stato, sera dopo sera assistiamo sbigottiti a sentirne di cotte e di crude. Si condanna la politica dell’azione, dopo anni di immobilismo. In merito all’ultimo tema a me molto caro e che in altri paesi molto più all’avanguardia del nostro (vedi l’Australia), il reddito è una misura funzionante adottata molti decenni fa. Dare pari dignità a tutti senza tralasciare il controllo sui “furbetti” è il primo passo necessario perché si possa costruire una società autonoma, libera nel pensare e nell’agire, che possa dare a ogni singolo individuo la possibilità di esprimersi con le capacità e peculiarità che sono sue e di nessun altro».

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