MESSINA. E’ stato fissato per il 15 novembre prossimo l’inizio del processo, in corte d’appello, per “Gettonopoli”, sulle presenze “lampo” dei consiglieri nelle commissioni di Palazzo Zanca, al centro di un’indagine della Digos. Il 3 luglio 2017 il processo di primo grado si era concluso con la condanna di 17 consiglieri comunali dell’epoca. Contro questa sentenza è stato fatto ricorso in appello. In autunno, dunque, si tornerà in aula.

Nella motivazioni della sentenza della Prima sezione collegiale, che aveva disposto  condanne che oscillano tra i 4 anni e 4 anni e 10 mesi, i giudici hanno parlato di:  “un generalizzato sfruttamento ad opera di ciascun imputato della propria posizione di consigliere comunale a scopi prettamente privati, assumendo assai spesso le condotte accertate toni a dir poco sconcertanti, perché evidentemente espressive del disprezzo della funzione pubblica esercitata oltre che irrispettose del mandato rappresentativo ricevuto dagli elettori”.

Era il 12 novembre 2015  quando scoppiò  il caso “Gettonopoli” al Comune di Messina, quando dodici consiglieri comunali dell’epoca furono raggiunti dall’obbligo di presentazione alla polizia municipale nel momento immediatamente precedente  e immediatamente dopo ad ogni seduta delle commissione in cui porre la firma di presenza. Gli investigatori della sezione Digos, mesi prima, avevano piazzato telecamere nascoste e intercettato le telefonate dei consiglieri. Le telecamere della Digos ripresero alcuni consiglieri che entravano nella saletta firmavano il registro, fermandosi per poco tempo.

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