MESSINA. L’isola pedonale? Toglie duecento posti. Le strade? Intasatissime, non si cammina. I parcheggi? Non se ne trova mezzo, e quindi via libera a lasciare le auto agli angoli delle strade, in doppie e triple file, in sosta vietata, sulle strisce pedonali, in corrispondenza degli scivoli per disabili.

Ogni domenica pomeriggio del mese a ridosso delle festività natalizie, da quindici anni il ritornello è sempre lo stesso: non si cammina perchè non ci sono parcheggi, e quindi le macchine si mettono dove si può, con la colonna sonora dei clacson e delle bestemmie degli automobilisti, e il paesaggio colorato di verde dalla bile lasciata da chi è in auto.

In tutto questo, il parcheggio Cavallotti, che se utilizzato risolverebbe almeno metà dei problemi di circolazione e parcgehhio (che si risolverebbero del 100% se si utilizzasse anche il “gemello” a sud, il parcheggio di Zaera), è desolatamente e incredibilmente vuoto. Incredibilmente perchè, con un euro si lascia la macchina in tutta tranquillità per due ore, senza l’assillo di trovare un marciapiede libero in cui infilare la macchina fino a farle toccare il muro col paraurti, senza dover fare tre volte il giro dell’edificio sperando (invano) che qualcuno esca, senza riversarsi tutti nello stesso chilometro quadrato, che in certe occasioni ha la stessa densità di automobili di quella di Tokio con gli abitanti.

L’unico disagio, se proprio di disagio si deve parlare, è quello di dover fare 270 metri a piedi per raggiungere piazza Cairoli: duecentosettanta metri senza il confortevole abbraccio dell’involucro metallico di un’automobile, a quanto pare potenzialmente letali per i messinesi.

Sembra semplice, ma non lo è: e la prossima settimana, e i prossimi mesi, e per sempre sarà così. Forse è colpa del radon, ma il messinese sembra avere una strana forma di coazione a ripetere gli errori che commette, a lamentarsene fragorosamente, ma tuttavia a non fare nulla perchè la situazione cambi.

Il traffico è l’esempio perfetto: tutti a lamentarsene, tutti a indicarlo come una iattura, nessuno di quelli che se ne lamenta prova a cambiare l’andazzo. Perchè lamentarsi del traffico è facile. Fino a che non si capisce (ma ormai le speranze che si capisca sono ridotte al lumicino), magari con un’illuminazione divina mentre sei al volante: non sei tu ad essere intrappolato nel traffico,  “il traffico” sei tu.

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Anonimo
Anonimo
17 Dicembre 2018 10:03

“Le strade un casino” molto professionale, complimenti