FICARRA – I numeri e la mappatura dei bar del paese sono la perfetta sintesi del gip di Patti, Ugo Domenico Molino, dell’assenteismo nel piccolo Comune nebroideo. Poco più di 1400 anime, quasi un condominio, con 50 dipendenti comunali di cui ventitré indagati e 16 sospesi dal lavoro.

Una “prassi” consolidata nella più completa “anarchia amministrativa”. Un vero e proprio “sistema fraudolento”, privo di qualsivoglia forma di controllo, e manco a dirlo con la reciproca assistenza degli impiegati che si “coprono a vicenda”.

Tra le poche anime del paese però, a qualcuno quel sistema non va giù e denuncia tutto. Così a novembre del 2016 iniziano le indagini dei Carabinieri di Ficarra.

I numeri:  In 60 giorni lavorativi tra il 21 novembre del 2016 e il 18 febbraio del 2017, gli indagati hanno accumulato 12.500 minuti di assenza ingiustificata pari a oltre 2018 ore di assenza illecita, allontanandosi dal proprio ufficio e dai locali del Comune per quasi 650 volte.

I bar:  “Il bar Astone, il bar Tumeo, il bar del Corso, il bar Campo. Le assenze sono spesso di pochissimi minuti ma sono frequentissime, tutte  “pausa caffè” ammetteranno molti di loro, mentre qualcuno si spingerà verso spiegazioni più “creative” – come le definisce Manuela Modica sul cartaceo di Repubblica –  per “prendere ristoro psicofisico dall’attività lavorativa”, spiegherà con grande spirito creativo Antonino Spiccia. Non mancano, è chiaro neanche le assenze di più agevole durata, come nel caso di Giuseppe Tumeo che andava al lavoro perfino il 10 ottobre, ovvero un sabato, “per far fronte a particolari situazione id lavoro”.

Così Tumeo entrava alle 7,08, usciva immediatamente dopo, per rientrare alle 13,04 ovvero esattamente un minuto prima il termine della giornata “particolare” che precisamente era alle 13,05. Durante quest’orario, veniva avvistato al distributore a fare benzina, poi con il figlio di fronte la cartoleria. Si sarebbe giustificato raccontando agli inquirenti che era addetto al servizio del Comune Taxi amico, ma nei “libri macchina” dove doveva essere registrato non risulta “in nessuna occasione – scrive Molina – l’utilizzo delle vetture del Comune da parte di Tumeo”.  Ma è una prassi consolidata, addirittura da trent’anni.

A spiegarlo agli inquirenti è il dirigente dell’Area tecnica, Francesco Cappotto. Lui che il 30 novembre 2016 alle 8,35, cioè in pieno orario di lavoro si trovava, al bar Campo, seduto a parlare con il sindaco Gaetano Artale, ha ammesso che l’abitudine di “allontanarsi dall’ufficio per andare al bar, senza timbrare il badge, era comune a tutti gli impiegati dell’Ente e lui stesso, tacitamente, aveva autorizzato questa prassi ai suoi dipendenti (8 in tutto tra gli indagati assentatisi per 193 volte in due-tre mesi), d’altronde, ha spiegato agli inquirenti, tutto era lasciato “alla coscienza personale” e lui così aveva agito per trent’anni”.  Perciò, nulla di sorprendente, anzi: “Poteva essere capitato – riporta ancora il gip – di avere tardato il rientro in ufficio per discutere al bar con il sindaco di questioni attinenti all’Ufficio che sarebbero state poi sviluppate nelle sedi comunali”. Sedute al bar che ora allarmano proprio il sindaco che con 16 dipendenti sospesi su 54 si ritrova, pare, “alla paralisi. Stiamo cercano di mandare avanti il Comune con quel poco di personale che ci è rimasto”.

Molti si assentano brevemente ma quando si assentano per periodi più lunghi danno spiegazioni agli inquirenti quasi univoche: esigenze di lavoro esterne. Esigenze non confermate dagli altri impiegati o dai documenti, tranne nel caso di Angelina Beatrice Rosetta che dimostrerà documenti alla mano ogni assenza tanto che la sua posizione verrà stralciata.

Pare la prassi fosse consolidata ma non praticata proprio da tutti. E da loro stessi verrà abbandonata poco dopo aver saputo dell’inchiesta, lo scorso luglio. Le esigenze di uscire per lavoro, poi, per andare alle poste, o al cimitero, o in altro ufficio, perfino a casa perché il computer del Comune non funzionava: tutte azzerate dalla notizia dell’indagine.

 

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