MESSINA. Lo scorso 9 dicembre è uscito su tutte le piattaforme musicali “Fai presto”, primo singolo dell’album di esordio dell’artista messinese Filo di voce, ora impegnata nel diffondere la sua musica e il suo messaggio di inclusione e attenzione al benessere mentale. Il tema del progetto è infatti la salute mentale a tutto tondo, passando per varie condizioni, come doc, ansia, disturbi del comportamento alimentare, e traendo ispirazione e solidità dalle esperienze vere di persone che hanno deciso di affidare la propria storia all’artista e lasciare che la trasformasse in musica.

Maria Serena Salvatore, questo è il suo vero nome, suona, canta e vive di musica da sempre, ma non chiamatela cantante. “Non mi sento una cantante,” spiega, “perché nel caos del mio immaginario la musica non è il punto di arrivo. È il mezzo, è un preziosissimo canale per comunicare”.

 

Come mai questo nome d’arte, “filo di voce”?

“Perché ho capito che per arrivare al cuore delle persone basta davvero poco. Due orecchie che ascoltano, due occhi che osservano, e poca, pochissima voce. Giusto un filo, quanto basta per dire tante cose. Credo che una sola voce, anche se esile come la mia, possieda intrinsecamente la capacità di creare solidi ponti immaginativi, infinite polifonie narrative e suoni bellissimi.”

Com’è nata l’idea per questo progetto?

“Questo progetto nasce circa un anno fa. Di canzoni ne avevo giàscritte tante, ma solo poche sono state condivise. Anche perché,nonostante nella vita io sia una persona estremamente estroversa, oserei dire eccentrica per certi aspetti, quando si entra nella sfera intima della scrittura, tendo a chiudermi a riccio. Questa è la condanna dei finti spavaldi e sicuri di sé. Per mia fortuna le persone più vicine a me, che erano le uniche ad aver letto cosa scrivevo, hanno saputo incoraggiarmi. Il vero punto di svolta è arrivato poi durante una chiacchierata con una persona che purtroppo non riesce più a comunicare e che mi ha implicitamente dato risposte che cercavo da tempo. In quel momento ho capito che esprimersi è un lusso e che un filo di voce ha il potere grandissimo di trasformare una necessità in opportunità, quella di raccontare sé stessi e gli altri, in mille modi e con mille suoni. Oggi il mio desiderio è proprio quello di “dare la voce” a chi non può usarla o non sa come farlo. Di raccontare, in punta di piedi, quello che forse tu non avresti avuto il coraggio di dire. Lo faccio io per te e nel frattempo, sottovoce, ti racconto anche un po’ di me. Per questo “filo di voce” non è solo la mia voce ma anche quella di mia madre, di mio padre, dei miei amici, di tantissime persone che mi hanno aperto le porte del loro cuore”.

Hai scelto di iniziare questa tua serie di racconti in musica con “Fai presto.” Di che parla?

“Racconta il tema profondo del disturbo ossessivo che, intensificatosi di notte, suscita intime suggestioni dell’animo. La storia prende forma nel dialogo tra uno spettatore del mondo e la Luna, qui espediente letterario per esprimere la condizione umana dell’insonnia causata da questo disturbo. Il mondo dorme ma lei non dorme mai”.

Dietro questo brano si percepisce un lavoro di scrittura attenta e addirittura rimandi a Leopardi.

“Sì, ho cercato di esprimere l’ossessività attraverso il ritmo e la scelta delle parole. Per questo nel testo si susseguono figure retoriche e di parola come allitterazioni, ripetizioni, anafore.
La prima frase del ritornello -La tua luce luna illumina – sembra quasi uno scioglilingua, ma il mio intento era quello di creare nell’ascoltatore un vero e proprio senso di loop.
Chi soffre di questi disturbi si sente costretto a ripetere delle azioni precise per evitare che un pensiero ossessivo che lospaventa si avveri. Ecco perché Luna conta le stelle per ingannare il suo tempo. L’ispirazione leopardiana, invece, viene dal ‘Canto notturno di un pastore errante dell’Asia’, il monologo di un pastore rivolto alla luna da cui emerge una riflessione pessimistica sul fine della vita umana. Tuttavia, il richiamo a Leopardi vive solo nell’aspetto formale della mia canzone. A differenza del Canto Notturno, infatti, il mio racconto si presenta come un dialogo motivazionale volto a mandare un messaggio di riscatto e speranza. Colui che parla ha il compito di sollevare Luna dal suo stato di angoscia, convincendola che se nel giorno le sue insicurezze vengono fuori, al calar del sole tornerà ad essere regina della notte. Questo concetto di ciclicità, se da una parte richiama il carattere contraddittorio dell’uomo che vive in bilico tra momenti di disperata insicurezza ed eroici slanci di coraggio, dall’altra rappresenta un vero invito alla vita, che all’indomani di un giorno grigio ha sempre qualcosa da offrirci”.

L’atmosfera creata in effetti non suscita emozioni negative. A che tipo di risultato puntavi, quando hai tradotto questa storia in musica?

“Mi piaceva l’idea di un mondo di persone concrete e reali e storie di vita, ma raccontate con toni un po’ sognanti. Io stessa vivo in un mondo tutto mio”.

Quale sarà il tuo prossimo passo?

“Per ora sto lavorando all’uscita di questo album, a breve potrete sentire il secondo singolo. Spero che questo possa essere solo ilprimo passo del mio cammino nel mondo dell’arte. Mi piacerebbe continuare a dare voce agli altri, creare uno spazio sicuro per chi ha bisogno di raccontarsi e nutrirmi degli scambi di emozioni che ne derivano e che per me sono essenziali. Per questo, se qualcuno che legge ha voglia o bisogno di condividere un’esperienza e non trova le parole per farlo può scrivermi alla mail solounfilodivoce@gmail.com o contattarmi sulla mia pagina Instagram filo di voce. Non vedo l’ora di scrivere per loro”.

Foto in copertina di Veronica Chillé

 

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