MESSINA. La Regione stoppa il comune di Messina sulla demolizione dell’area ex Seaflight (qui un approfondimento), ribadendo la titolarità dell’area e spiegando che non una pietra debba essere spostata fino alla definizione del giudizio pendente di fronte al Tar. Ma l’amministrazione non ci sta, risponde e “mette in mora” gli uffici regionali.

E’ la sintesi di un avvelenato scambio di circolari tra Palazzo Zanca e la Sta (struttura territoriale per l’ambiente di Messina), e che ha per oggetto il destino dell’area di Capo Peloro sulla quale negli anni i progetti di riqualifica si sono arenati sulle concessioni date e tolte, con l’inevitabile contorno di contenziosi amministrativi. Che continuano tutt’ora: l’ufficio regionale riporta che la struttura è stata data in concessione nel 2016 alla Amir srl per farne un centro polifunzionale. Questione che sembrava chiusa ad aprile 2021 con l’archiviazione della pratica da parte della Regione. A quel punto, la Amir ha proposto ricorso al tar avverso alla bocciatura dell’istanza: il tribunale amministrativo ha rigettato la richiesta di sospensiva degli effetti del provvedimento da parte della società, e si è riservato di pronunciarsi nel merito a febbraio. E fino ad allora, ha spiegato la Sta, non ha intenzione di far nulla, men che meno di consegnare le aree al Comune, come da richiesta dell’amministrazione.

Non sono dello stesso avviso il sindaco Cateno De Luca e l’assessora alle politiche del Mare Dafne Musolino: in una lettera di controdeduzioni ricordano come, in attesa che sia trasferita la titolarità delle aree al Comune, la Città metropolitana si era offerta di abbattere le strutture (sulle quali è ancora in vigore un’ordinanza comunale di messa in sicurezza e una regionale di demolizione). Circostanza sulla quale, in una conferenza dei servizi, tutti gli enti coinvolti si erano dichiarati favorevoli: tutti eccetto la Sta, secondo la quale il Comune si sarebbe dovuto assumere gli oneri della faccenda in caso di pronuncia del tar favorevole alla Amir.

DI che oneri si parla? “Solo di tipo economico, ha detto il Tar, eventualmente la ditta potrebbe sostenere solo il danno dalla mancata concessione, non ci sarebbe altro -spiega Dafne Musolino – . La Sta si accontenta di tenere una struttura pericolante, per la quale la stessta Sta ha emesso un’ordinanza di interdizione all’accesso, perchè si tutelano evidentemente interessi diversi da quelli della salute pubblica, della tutela ambientale e dell’interesse pubblico ad avere un’area che sarebbe finalmente bonificata da un’immobile pericolante e abusivi”, conclude l’assessora.

Ad ogni buon conto, il Comune ha intimato alla Sta di ritirare il provvedimento di stop entro cinque giorni, in difetto del quale presenterà denuncia all’autorità giudiziaria

 

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