MESSINA. Ci sono due temi di fondamentale importanza per la città di Messina legati alle elezioni europee, consultazione in genere non troppo considerata (nemmeno dai candidati: raramente si era assistito a una campagna elettorale tanto insipida), e che nemmeno questa volta pare aver scatenato sentimenti di partecipazione nei messinesi. Che però, per due motivi diversi, potrebbero essere un po’ più motivati del solito a recarsi alle urne.

Il primo è che paradossalmente queste europee potrebbero essere la prima vera occasione per contare quanti sono i favorevoli al ponte: dei voti della Lega, infatti, una grossa parte sarà rappresentata dai pontisti, strizzando l’occhio ai quali il senatore Nino Germanà ha impostato praticamente tutta la sua martellante campagna elettorale. Sarebbe la prima volta, visto che di manifestazioni di piazza a favore del ponte ce n’è stata solo una, nel lontanissimo 2007. La Lega, del ponte sullo Stretto ne ha fatto una bandiera, e il voto dei si ponte dovrebbe essere canalizzato verso il partito che più si sta spendendo per la causa: i pontisti, nei rappresentanti locali dell’arco costituzionale, sono parecchi, ma mai nessuno ha fatto leva, come sta facendo Germanà, su questo specifico argomento, anche perchè, Lega a parte, il ponte oltre Stretto è vissuto dai partiti come un topic di zero importanza. Viceversa, chi al ponte si oppone è sparpagliato tra almeno quattro liste differenti: e nessuna ne ha fatto un tema sostanziale da campagna elettorale. Da lunedi, probabilmente si potrebbe avere una contezza anche numerica sui sostenitori dell’opera.

Il secondo motivo è legato al risultato di Cateno De Luca, un “termometro” per misurare la popolarità del suo progetto nazionale (e soprattutto regionale) Sud chiama Nord in vista di competizioni che gli interessano molto di più che non le europee, prima di tutte la corsa alla presidenza della Regione Siciliana, a cui l’ex sindaco di Messina non ha fatto mai mistero di ambire. De Luca ha vinto la campagna elettorale, per distacco, condotta con la maniacalità che gli è propria, rastrellando voto per voto, piazza per piazza, paese per paese, stoppato temporaneamente dalla polmonite, ma mai domo nel cementare il suo progetto politico personale (e infatti, sui palchi c’è stato sempre e solo lui, solo sporadicamente accompagnato dai suoi candidati). Se la sua proposta piuttosto radicale (all’interno della lista Libertà c’è letteralmente di tutto e il suo contrario) sarà accettata, è un tema piuttosto relativo: non sono queste le consultazioni che interessano a De Luca.

Per estensione, il risultato della lista Libertà, in città, sarà anche una specie di “mid term election” per l’amministrazione comunale messinese guidata da Federico Basile, e per le scelte prese dall’amministrazione in queste due anni: alcune piuttosto impopolari (isole pedonali e piste ciclabili su tutte) nel breve periodo, ma che dovrebbero pagare tra tre anni, quando (salvo imprevisti) si voterà per il rinnovo dell’amministrazione. Un periodo che, per la fregola di De Luca, è troppo lontano. Il leader di Sud chiama Nord, ha fatto chiaramente intendere (meglio, ha detto letteralmente) che se il risultato non sarà di suo gradimento, all’interno dell’amministrazione salteranno teste. Molte.

Una prima avvisaglia si potrà avere con gli indici di affluenza: ieri alle 23 a Messina aveva votato il 12,22%, quasi in linea col dato nazionale (14%, però in alcune regioni si vota anche per altre consultazioni). Se saranno alti (“alti” in riferimento a una consultazione della quale sembra importare pochissimo), probabilmente queste europee avranno più significato per Messina e Faro di quanto non ne abbiano per Bruxelles e Strasburgo.

 

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