MESSINA. E’ il tema di Bittersweet symphony dei Verve ad accogliere sul palco di un Palacultura pieno (ma non gremito) il candidato del centrodestra nella corsa a sindaco di Messina, Dino Bramanti, ed i suoi “mentori” politici, primo il presidente della regione Nello Musumeci, ma anche Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, che arriveranno ad incontro ampiamente iniziato.

Quando fa il suo ingresso Bramanti, la musica cambia. “Si può dare di più di Morandi-Tozzi Ruggeri”. Momento Sanremo, con standing ovation da parte del pubblico, e sventolio delle bandiere che poco prima gli addetti alla campagna elettorale hanno avuto cura di distribuire. Bramanti è visibilmente emozionato, dice poche parole, dopo aver presentato le dieci liste che lo supportano, una per una, mentre uno dei presentatori leggeva i nomi dei candidati, uno per uno.

“Io mi immedesimo in quelli che sono i campioni della nostra città”, conclude Bramanti, e parte We are the champion dei Queen, che continua per una quindicina di minuti, in attesa che arrivi Musumeci. Che arriva dopo venti minuti, seguito subito da Tajani, accolto dalla Nona di Ludwig van Beethoven quell’Inno alla Gioia inno ufficiale dell’Europa Unita, con pubblico in piedi ad applaudirlo (mentre durante l’inno della Regione Siciliana, fatto risuonare mentre arrivava Musumeci, a riconoscerlo ed alzarsi sono stati in pochissimi, tra i quali la consigliere comunale Daniela Daranda, inviperita coi deputati nazionali e regionali, e con consiglieri e aspiranti, molti, rimasti seduti durante l’inno).

Bramanti accoglie i suoi ospiti illustri: “Oggi è un giorno importante per me, che fino a qualche giorno fa facevo un altro mestiere, e poi ho risposto alla tua chiamata. Ed eccomi qui, emozionato”. Riferimento all’emigrazione giovanile, alla mancanza di programmazione europea, alle baracche, questo rivolto a Musumeci. A Tajani, Bramanti chiede garanzia su insularità e corridoio Berlino-Palermo. (senza mai nominare, stranamente, il ponte sullo Stretto) “Il patto tra di noi è che da domani ci siano i risultati, troveremo insieme il nostro percorso, il futuro è una scelta non è solo il mio slogan, è la direzione da intraprendere”. Quindi la parola a Tajani: (Musumeci, elegantemente e come da suo costume, non parla alle manifestazioni di partito o di coalizione, per rispetto alla terzietà che il ruolo da presidente della Regione gli impone).

“Quello che hai detto tu sui giovani di Messina riguarda tutto il meridione d’Italia, e non si risolve on le regalie – esordisce il presidente del Parlamento europeo – dobbiamo ridare dignità e regalare un sogno ai nostri figli. Cosa si può fare? Per esempio un grande fondo per le Isole utilizzando tutti i fondi comunitari non utilizzati, undici miliardi, ma aggiungendo piano Junker, fondi pensionistici e banche private si arriverebbe ad una ventina di miliardi di euro per realizzare infrastrutture. E non penso allo svincolo autostradale, no, penso a dare l’alta velocità a Sicilia, Calabria e Basilicata, perso di dare a tutti la possibilità di avere infrastrutture digitali per essere competitivi a giovani e imprese. Abbiamo l’opportunità della Via della Seta, ma servono aeroporti e ferrovie efficienti, e porti all’altezza. Dobbiamo fa muovere i turisti, ma non col sistema ferroviario attuale, che andava bene alla fine dell’800”.

Poi, finalmente, il ponte sullo Stretto: “Dipende soprattutto dai governi, ma noi non possiamo comunque far ascoltare la nostra voce. Salvo Pogliese (parlamentare europeo e candidato a sindaco di Catania che nel frattempo ha raggiunto il palco) ha lavorato a favore dell’insularità, non possiamo lamentarci del “monopolio della Merkel”. Non è un monopolio, è che il sistema tedesco è efficiente, dovremo far sì che quello italiano sia più efficiente”.

Per i fondi 2020/2027, arrivano le cattive notizie: “Ci saranno tagli al settore dell’agricoltura del 5%, a causa dell’uscita della Gran Bretagna. I fondi di Coesione invece non dovrebbero essere tagliati, ma solo perchè purtroppo le regioni del sud non sono uscite dal novero delle regioni a convergenza, quelle sottosviluppate. Per questo serve un sindaco che abbia una visione complessiva, gli interessi di Messina non si tutelano solo all’interno del Comune, si tutelano a Roma e a Bruxelles.

Dopo la tecnica, un fine discorso tutto di cuore: “Dino Bramanti sarà il sindaco di tutti, di tutta la città, il medico dei suoi cittadini. L’italia ha bisogno che Messina alzi la testa e diventi protagonista. Non posso che augurarti un grande successo: non per te, ma per Messina che merita un sindaco come te”. Chiusura con l’Inno di Mameli, cantato dai quattro sul palco, e chiusura con“Vincerò”, il verso finale del Nessun Dorma, celebre romanza della Turandot di Giacomo Puccini cantata da Pavarotti. Dallo sventolio di bandiere, sembrano esserne convinti tutti.

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