MESSINA. Entra nel vivo la seconda fase della raccolta differenziata a Messina, con l’avvio del porta a porta sul suolo comunale, che sarebbe dovuto iniziare dalla zona sud a partire dal primo giorno di giugno, con la consegna dei kit alle famiglie e la rimozione dei cassonetti dalle strade. Ma, una volta selezionati in casa e raccolti dagli operatori, che fine fanno i rifiuti differenziati?

Da sempre cavallo di battaglia di chi è restio a cambiare abitudini rispetto al sacchetto gettato nel cassonetto in favore del porta a porta, la leggenda metropolitana che i rifiuti vadano tutti in discarica, differenziati, indifferenziati, umido e secco, è dura a morire. E sbagliata.

Perchè Messina i suoi rifiuti differenziati li… vende. E ci ricava oltre mezzo milione di euro in nove mesi, il periodo da marzo a dicembre del 2018, dalla partenza cioè di MessinaServizi Bene Comune. I 554mila euro si riferiscono ad una media di differenziata del 20%. A “regime”, quando cioè si raggiungerà il 65% previsto per legge e imposto per decreto dal sindaco Cateno De Luca, i ricavi si aggireranno intorno ai tre milioni di euro, che potranno essere scomputati dalla Tari, o finanziare ulteriori investimenti senza gravare sulle tasche dei cittadini, come da piano industriale.

Come si arriva a mezzo milione? Vendendo alla Comieco carta e cartone per 260mila euro, alla Corepla plastica per quasi 164mila euro, 73.500 euro di vetro alla Coreve, 47mila euro ai consorzi che si occupano di smaltire i rifiuti elettronici (raae), quasi seimila euro di rifiuti lignei al consorzio Rilegno, poco meno di tremila euro di acciaio alla Ricrea e circa 500 euro di olii esausti a “Città pulita”.

Di che quantità parliamo? Piuttosto elevate, nonostante i rifiuti differenziati ad oggi siano di poco superiori al 20% del totale (22% ad aprile).  In quattro mesi, da gennaio ad aprile, le isole ecologiche hanno prodotto oltre mille tonnellate di cartone, 700 di carta, 752 di vetro, 350 di plastica e quasi dieci tonnellate di lattine.

Quanto valgono? Dipende. Le imprese che si occupano di acquistare i rifiuti diffrenziati fanno una cernita (e pagano di conseguenza) in base alla purezza del rifiuto stesso, alla sua qualità, addirittura, nel caso del vetro, in base al colore. Per questo i prezzi, e quindi i ricavi, sono variabili. Per uniformarli, e per guadagnarci sopra di più, c’è bisogno di impianti.

Nell’impianto di trattamento della frazione secca di Pace, per esempio, passano 1500 tonnellate all’anno. Un numero bassissimo, che il Comune ha chiesto sia portato a quarantamila tonnellate all’anno, in maniera da poter essere aperto anche agli altri comuni della città metropolitana. In attesa che la Regione si esprima sugli aspetti ambientali con le valutazioni d’impatto e di incidenza, il sindaco Cateno De Luca ha emanato un’ordinanza che deroga i limiti imposti per legge, autorizzando il trattamento di una quantità molto più alta di plastica, alluminio, carta e cartone.

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