Dallo Stretto All'Antartide: In foto la ricercatrice messinese Nancy Lucà siede nella postazioni di controllo delle rosette che contengono i CTD, i correntometri e le bottiglie per raccogliere campioni d'acqua.

 

Anche quest’anno c’è un po’ di Messina nella spedizione italiana in Antartide, con Nancy Lucà, giovane ricercatrice peloritana per il secondo anno consecutivo nel team della Laura Bassi.

Il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide è finanziato dal MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) e gestito dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per il coordinamento scientifico, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS per la gestione tecnica e scientifica della nave rompighiaccio Laura Bassi.

La nave in questione sta per concludere la 40° spedizione per raccogliere nuovi dati in una delle zone più importanti del pianeta. Come aveva già spiegato lo scorso anno Lucà, durante la sua prima esperienza sul posto, i poli sono infatti hotspot del cambiamento climatico e dall’Antartide partono processi alla base della global conveyor belt che garantisce spostamenti di calore e sale a livello globale.

Quest’anno i progetti in corso riguardano sia aspetti fisici, che biologici, che di oceanografia chimica, e possono beneficiare di strumentazioni in più rispetto alla precedente spedizione.
“Quest’anno facciamo misurazioni con i CTD, – racconta infatti la ricercatrice – che sono delle sonde che misurano conducibilità, temperatura e pressione dell’acqua.”

Queste speciali sonde vengono montate su una struttura chiamata carosello e collegata attraverso un cavo armato contenente un conduttore capace di trasmettere i dati in tempo reale.

“Un vericello – spiega ancora Lucà – porta giù la struttura con il CTD, i correntometri che misurano le proprietà delle correnti, e delle bottiglie che possiamo chiudere a comando. Può scendere anche fino a 2000 metri, raccogliendo dati. Quando risale poi iniziamo a chiudere le bottiglie secondo le indicazioni di laboratorio che ci dicono a che profondità hanno interesse di campionario.”

A questo si aggiunge il glider, che può portare gli stessi CTD, così come torbimetro e ossigeno e fluorescenza, in punti specifici stabiliti da piloti specializzati che li controllano da remoto.

Il glider, l'AUV (autonomous underwater vehicle), dotato di sensore CTD, ossigeno, fluorescenza e torbidità

Il glider, l’AUV (autonomous underwater vehicle), dotato di sensore CTD, ossigeno, fluorescenza e torbidità. Foto del PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide).

Anche i mooring, già presenti l’anno scorso, sono aumentati. Tre arrivano infatti dalla Nuova Zelanda, paese in cui il giovane talento messinese sta svolgendo un periodo di ricerca e con cui è stata instaurata una collaborazione.

Grazie a questi strumenti, il team della Laura Bassi può raccogliere una quantità notevole di dati essenziali per gli studi sulla salute del pianeta. Nancy Lucà racconta come questi vengano collezionati di continuo, in stazioni prestabilite: “Ci sono varie stazioni e ogni ora circa la nave si ferma per fare una calata. Ne facciamo una ogni due ore più o meno, anche di notte.”

L’Acustic Doppler Current Profiler con cui si studiano le onde interne.

Il suo ambito di lavoro riguarda specificamente le masse d’acqua e le maree. “In particolare – racconta – analizzo i cicli mareali, che possono essere di un giorno o quindici, confrontando i dati raccolti su questi brevi periodi.”

“Quello che vogliamo andare a vedere – prosegue – è ciò che succede dentro l’oceano. Quindi andiamo a scovare le onde interne, che sono oscillazioni prodotte da vari perturbatori, come le maree. Quando queste onde si rompono vanno a mescolare la colonna d’acqua, il che innesca altri meccanismi.

Ad esempio l’incontro tra le acque più calde e quelle più fredde produce la massa d’acqua detta Antartic bottom water. Si tratta della massa d’acqua più voluminosa di tutto l’oceano, che poi risale e va a mitigare il riscaldamento atmosferico.”

 

Come sempre, perché tutti questi dati raccolti possano dire qualcosa, bisognerà attendere le analisi di laboratorio dopo il rientro della Laura Bassi. Saranno poi ancora più significativi sul lungo periodo, attraverso il confronto i dati raccolti durante gli altri anni.

“Quest’anno – spiega infine Lucà – posso solo dire che visivamente c’è pochissimo ghiaccio. Non possiamo però trarre conclusioni o parlare di cambiamenti climatici finché non vengono analizzati i dati.”

 

 

 

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