MESSINA. Due giorni di misure draconiane, oggi e domani, a Messina, con restrizioni da piena zona rossa, imposte con ordinanza sindacale, mentre i numeri dicono tutt’altro, e porrebbero la città di Messina in zona gialla (molto sbiadita, tra l’altro).

Un’ordinanza che non solo rende inaccessibili Faro, Santa Margherita e i colli (le vie di accesso alle aree attrezzate), ma che di fatto rende impossibile ogni attività sociale, blindando i cittadini e costringendoli o a camminare senza sosta, o a rimanere a casa al chiuso, con i rischi che scientificamente derivano dal pericolo di esposizione al coronavirus (inesistente invece all’aperto).

Da cosa è motivata quindi l’ordinanza? Non si sa. Di sicuro non dai dati epidemiologici: a Messina città, da un mese il dato dei positivi è in leggera salita, ma si attesta su numeri comunque molto bassi. Il quadro aggiornato a ieri ne dava 648 su 231mila abitanti: quindi appena lo 0,28% della popolazione è attualmente contagiato dal coronavirus.

(grafico elaborato da LetteraEmme)

Non solo: su 180 posti letto dedicati ai pazienti covid, ne sono liberi 96, e su 58 di terapia intensiva ne sono disponibili 29. Entrambi i dati sono decisamente al di sotto del 50%, quindi non esiste pericolo di saturazione ospedaliera (che comunque non si è raggiunta nemmeno durante la zona rossa di gennaio). Tra l’altro, la Sicilia ha uno dei tassi di ospedalizzazione più bassi tassi d’Italia, inferiore (di molto) alla maggioranza delle zone gialle.

(grafico elaborato da Antonio Caramia)

Non bastasse l’interdizione delle tre zone specifiche, l’ordinanza prevede anche il divieto di permanenza e stazionamento sul territorio comunale, in tutte le vie, spiagge e piazze cittadine: una misura che trova applicazione solo nelle zone rosse, e che è stata adottata, con formula simile estesa a qualsiasi luogo della città solo da Messina, Giardini (a dicembre) e Francavilla Fontana (a marzo). Un provvedimento simile l’ha adottato Palermo (che è uscito da qualche giorno dalla zona rossa, e con numero di contagi ben più alto).

Non è chiaro nemmeno cosa sia cambiato dal 25 aprile, quindi appena una settimana fa, quando non è stato adottato alcun provvedimento specifico pur essendo in presenza di una festività e di un ponte. Ad influire sulla decisione del sindaco, probabilmente, sono state le folle che si sono riversate nelle spiagge lo scorso weekend (col relativo dibattito mediatico): una circostanza che probabilmente si sarebbe potuta contenere e monitorare con appositi controlli, (domenica alle 16.30 a Faro erano presenti solo due pattuglie dei vigili urbani, inermi davanti al gran numero di persone) considerando che per arginare il virus la prevenzione è senz’altro più utile delle “punizioni”. Al contrario, si è deciso di passare radicalmente “dal bianco al nero”, con un’ordinanza più simbolica che necessaria. O “liberi tutti” o “tutti a casa”, insomma, senza prendere in considerazione vie di mezzo meno “di pancia”.

A misure drastiche non è stato da meno neanche il presidente della regione Siciliana Nello Musumeci, che in un eccesso di prudenza ha emanato un’ordinanza regionale, la numero 50, in cui, letterale, si legge all’articolo 3 che “fino al 15 maggio 2021 compreso è vietato l’esercizio delle attività degli stabilimenti balneari e delle attività a questa connesse”, e fin qui andrebbe pure bene, ma che addirittura (al comma 2), “Fino al 15 maggio 2021 è vietata, inoltre, la fruizione delle spiagge libere e le relative attività balneari”. Insomma, non solo niente tintarella a Faro o a Santa Margherita, ma in nessun’altra spiaggia cittadina (e siciliana) fino a metà maggio

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