MESSINA. “Il distanziamento è, ad oggi, insieme all’utilizzo della mascherina, lo strumento fondamentale di contrasto alla diffusione del contagio da Covid-19. Tutte le istituzioni ne raccomandano ripetutamente il rispetto. Eppure la medesima prescrizione non viene applicata nelle carceri. Come se si immaginasse che il virus si fermi alle porte dei luoghi di reclusione. E, invece, è soprattutto lì che i contagi continuano ad aumentare”. Così, in una nota, scrivono i componenti di Antudo – rete dei comitati territoriali per l’indipendenza della Sicilia, che chiede l’amnistia per i detenuti.
«I detenuti vivono in una condizione di sovraffollamento asfissiante che ha causato nelle ultime 3 settimane la quintuplicazione del numero dei contagi, un dato catastrofico. Non c’è alcun dubbio, d’altronde, che i luoghi confinati, come l’esperienza tragica delle RSA ha dimostrato, siano i più pericolosi. In Sicilia 7000 persone sono detenute in carcere. Metà di queste sono in attesa di giudizio e nelle condizioni in cui vivono si rischia che la pena detentiva si trasformi in pena di morte» – afferma in un nota Luigi Sturniolo, portavoce di Antudo.
«Lo stesso timore è avvertito dalle famiglie dei detenuti che da tempo protestano, rilevando che sino ad oggi le uniche misure di contenimento siano state le restrizioni ai colloqui. Quelli sinora applicati sono provvedimenti disumani che rendono ancora più afflittiva la pena che la popolazione carceraria vive. Come le famiglie, Antudo ritiene che le uniche misure utili per evitare una tragedia annunciata siano amnistia e misure alternative subito», conclude Sturniolo.