MESSINA. Il tribunale del lavoro dà ragione agli autisti e adesso l’Atm spa deve risarcire, ai dipendenti che hanno intrapreso le vie legali, la somma di 250 euro, a titolo di rimborso delle somme che i lavoratori hanno anticipato di tasca propria per il rinnovo della Carta di Qualificazione del Conducente (CQC) (e anche per le spese legali). A darne notizia sono tutte le organizzazioni sindacali di Messina, con una nota congiunta: Filt CGIL, Fit CISL, UIL Trasporti, FAISA CISAL, UGL, ORSA.

“In spregio agli accordi sottoscritti con i sindacati e al CCNL di settore, ATM S.p.A., con iniziativa unilaterale, aveva attribuito totalmente ai dipendenti l’onere della spesa per il corso di formazione periodico. A nulla sono valsi i tentativi di mediazione dei sindacati per la tutela dei lavoratori ma anche per evitare i prevedibili contenziosi in tribunale – spiegano i sindacati – Ciò che ATM S.p.A. non ha voluto concordare nel tavolo delle trattative l’ha deciso il Giudice del Lavoro che oltre al rimborso degli Autisti, rappresentati dall’Avvocato Antonio Daniele D’Orazio, ha disposto a carico dell’Azienda gli interessi legali, la rivalutazione monetaria e le spese dei procedimenti. Costi aggiuntivi che ATM S.p.A. poteva evitare cercando l’accordo con i sindacati ma adesso dovrà pagare distraendo soldi pubblici che si potevano utilizzare per fini più nobili”.

“E’ l’ennesima dimostrazione di una gestione aziendale votata all’autoritarismo fine a se stesso che ingenera una perenne atmosfera di scontro con i lavoratori e certamente non serve per puntare all’incremento di produzione – sottolineano le sigle – Il caso del CQC è solo la punta dell’iceberg, in tribunale giacciono numerosi contenziosi in attesa di sentenza che i lavoratori hanno attivato per difendersi dagli attacchi sistematici dell’azienda. Emblematica l’ennesima pretesa della direzione aziendale di far pagare ai conducenti il totale delle spese di riparazione dei mezzi pubblici in caso di sinistri stradali durante il servizio, snobbando le proposte del sindacato che da mesi suggerisce l’attivazione di una polizza kasko. Anche in questo caso, in assenza di confronto con i rappresentanti dei lavoratori, il Giudice dovrà sostituirsi al tavolo delle trattative”.

“Probabilmente i troppi incarichi concentrati su pochi soggetti influiscono sulla lucidità gestionale della dirigenza aziendale che usa agire d’imperio ma soccombe in tribunale. Ad oggi il presidente del CdA è ancora Direttore Generale, forse è giunto il momento che il Consiglio di Amministrazione si concentri sui propri compiti e l’azienda si doti finalmente di un Direttore Generale referenziato che abbia ben chiaro un concetto fondamentale: i lavoratori non sono il nemico da abbattere ma una preziosa risorsa produttiva da preservare”, concludono le organizzazioni sindacali.

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