MESSINA. All’Atm è guerra di comunicati tra il presidente Pippo Campagna ed i sindacati, che dopo quasi tre anni di separazioni e divergenze sulle politiche della governance voluta dall’amministrazione di Cateno De Luca, hanno ritrovato l’unità d’intenti. E lo hanno fatto sulla formazione dei dipendenti.

Ieri mattina, Filt CGIL, Fit CISL, UIL Trasporti, FAISA CISAL, UGL, ORSA avevano diramato un comunicato in cui informavano che il tribunale del lavoro aveva dato condannando l’azienda trasporti al rimborso delle somme che i lavoratori avevano anticipato di tasca propria per il rinnovo della Carta di Qualificazione del Conducente.

La risposta di Pippo Campagna non aveva tardato ad arrivare, qualche ora dopo: “Il provvedimento ottenuto dai lavoratori è un semplice decreto ingiuntivo che viene emesso inaudita altera parte, ossia viene presentato dal presunto creditore, e se la documentazione viene ritenuta formalmente idonea il Giudice emette il decreto. Ciò avviene senza alcun contraddittorio tra le parti. Una volta emesso il decreto, la controparte ha 40 giorni di tempo per opporsi. Pertanto, nel caso di specie è infantile e figlio di giuridica ignoranza asserire quanto affermato dalle sigle sindacali. Con superficialità, infatti, i sindacati parlano di sentenza quando invece si tratta di un decreto, al quale l’azienda si opporrà nei tempi e nei modi previsti dalla legge; e omettono di dire che la Carta di Qualificazione del Conducente (CQC) è a carico del lavoratore, che deve esserne in possesso congiuntamente alla patente di guida in corso di validità”.

Caustica la controbattuta dei sindacati: “Il presidente di Atm, nel tentativo ormai consueto di rimediare agli errori, a cui metodi discutibili  e approssimazione gestionale  lo portano a cadere con frequenza, replica ai sindacati arrampicandosi sugli specchi. Filt CGIL, Fit Cisl, UIL Trasporti, Faisa CISAL, UGL e ORSA non hanno parlato di sentenza nel loro comunicato, come asserisce frettolosamente Campagna, più semplicemente hanno descritto la procedura legale che ha visto una chiara censura del tribunale verso Atm, avvezza a disconoscere sia il contratto nazionale che gli accordi intercorsi con i sindacati così come  per le numerose richieste di risarcimento a carico degli autisti anche per danni incolpevoli. Il Presidente che ha istituito un tribunale aziendale proclamandosi unico giudice, gioca a fare l’uomo forte al comando dimenticandosi che gestisce la cosa pubblica”.

E all’invito di Campagna di remare tutti nella stessa direzione (“ribadisco ancora una volta che vi è la volontà da parte dell’Azienda di aprire un dibattito serio con le organizzazioni sindacali che intendano avviare un confronto onesto e leale”, ha scritto il presidente dell’Atm), i sindacalisti hanno risposto in maniera ancora più sprezzante: “L’inadeguatezza che il Presidente attribuisce al fronte sindacale è più consona a un direzione aziendale che perde lucidità e con allarmante frequenza si scaglia contro i lavoratori. Probabilmente il doppio incarico che  Campagna gestisce in ATM (Direttore Generale e Presidente del CdA), non gli consente il tempo di pensare prima di agire, pertanto, il fronte sindacale unitario, cosciente dei numerosi impegni che gravano sul Presidente del CdA, ribadisce la necessità di un Direttore Generale referenziato, realmente all’altezza di gestire “serenamente” il Trasporto Pubblico Locale in una grande città”.

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