MESSINA. Con il 55,4% di raccolta differenziata nel 2023, Messina si piazza al settimo posto (metà classifica esatta) tra le quattordici città italiane con oltre 200.000 abitanti per percentuale di rifiuti differenziati, con due punti e una posizione in più rispetto al 2022. E’ quanto emerge dal rapporto Rifiuti Urbani dell’ISPRA, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Un traguardo celebrato dal sindaco Federico Basile con un post sulla sua pagina facebook dai toni trionfalistici, in cui il primo cittadino afferma che Messina è “al primo posto tra le città del Sud Italia” (Bari, Napoli, Catania e Palermo, ndr). Uno dei motivi del risultato messinese è la bassa quantità di rifiuti prodotti in città per ciascun abitante: 436 chilogrammi pro-capite contro una media nazionale di 496, di gran lunga il più basso tra le città di grandi dimensioni (quelle con più di duecentomila abitanti). Buone notizie anche dalla provincia: il tasso di differenziata della Città metropolitana, infatti, si attesta sul 63,3%, con un aumento di oltre 5 punti rispetto alla percentuale del 2022 (58,2%).
In realtà, il dato messinese, seppure buono, è inferiore alla media italiana (66,6%), lontanissimo dalle migliori (Bologna, la prima delle città grandi, veleggia al 72,9%, la primatista assoluta Treviso vola con l’89%), ed è anche piuttosto lontano dal 65% che è un obbligo di legge, e obiettivo che Basile definisce “più vicino che mai”. C’è da sottolinare anche un rallentamento nella crescita della percentuale di differenziata, inizialmente piuttosto rapida passando, secondo il rapporto Ispra, dal 18,8 del 2019 al 29,2 del 2020, in cui il porta a porta è stato diffuso in tutta la città, per balzare al 43,0% del 2021, al 53,5% del 2022 e poi rallentare, attestandosi al 55,4% del 2023.
Per quanto riguarda le altre grandi città della Sicilia, Catania fa un clamoroso balzo in avanti, passando dal 22% al 34,7%, e facendo rilevare una crescita di quasi 13 punti percentuali, mentre Palermo si attesta al 16,9% con un leggero incremento rispetto al 15,2% del 2022: in classifica, però, mentre Messina si piazza settima, Catania e Palermo sono rispettivamente tredicesima e quattordicesima (penultima e ultima).