Il palliatore

Qui il calcio non c’entra niente. Qui si parla di arte popolare, di poesia, di danza.

Iniziamo dal lessico, soffermandoci su un termine che oltremanica si ostinano barbaramente a chiamare “dribbling” (che ci crediate a no, deriva dalla “bava”): un insieme tronco di fonemi che non rende merito alla suggestione onomatopeica del nostrano “palliare”, ovvero il prendersi gioco dell’avversario con il mero movimento della sfera.

Puro atto di insubordinazione individuale, la palliata è il numero dispari, il coniglio nel cilindro, il guizzo di genio che non si lascia intrappolare dagli schemi.

E poco importa se il più delle volte sia un gesto fine a se stesso, poco conta se il funambolo non passi mai il pallone, testa bassa, doppia finta e pedalare. La palliata è sempre e comunque una questione personale, l’egocentrismo più ludico, il solipsismo in calzettoni.

Un rapporto privativo con la sfera che persiste e resiste negli anni come approccio mentale. Anche quando le gambe iniziano a farsi pensanti, la pancia si fa prominente e i polmoni chiedono aiuto, i palliatori infatti rimangono tali: al contempo Nureyev e Botero, elefanti e farfalle, senza più lo scatto né il fiato di un tempo, ma con la stesso insopprimibile istinto di danzare. Come dei Garrincha ipotetici (semicit., e che Gaber ci perdoni).

 

Campo d’elezione: Stadio Marullo (Bisconte), Campetti dell’Ignatianum

Figura d’ispirazione: Ezio Musa (per i più attempati), Ivica Iliev (per gli…enta/anta), Cristiano Ronaldo (per chi ha poca fantasia)

 

 

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pippolipari
pippolipari
26 Gennaio 2018 10:46

Bellissimo! Unico appunto: per il tiratore di bisole la vera figura di riferimento non è tanto Alessandro Parisi quanto il ben più mitologico Leo Criaco.

Francesco De Joannon
Francesco De Joannon
26 Gennaio 2018 14:31

Da aggiungere anche il riordino, ovvero colui che, all’ ultimo minuto, non si presenta in campo o chiama un quarto d’ ora prima adducendo motivazioni pretestuose, cosa che avviene di solito in caso di maltempo. Questa tipologia di persone, tuttavia, se esclusa da altre competizioni proprio in forza dei ribordi, ha pure il coraggio di offendersi e pretende di essere convocata.