La Stazione Marittima

 

Le grandi architetture non si accontentano di un’apparenza, contengono la potenza del loro funzionamento, sono un dispositivo a rilascio controllato di tempo, desideri e attività, di utilità, errori e bellezza.

La Stazione Marittima di Messina, progettata dall’architetto Angiolo Mazzoni nel 1939, con i suoi scatti futuristi, non è solo uno degli edifici più belli della modernità architettonica italiana, ma è proprio uno di questi dispositivi a rilascio controllato. La sua faccia marittima che prima era vista dai tanti traghetti ora ė vista da pochissimi, il suo retro ė quello che pochi vedono e pochi conoscono. Quasi una necessità o la conseguenza di una città che non viaggia più in quel modo, che ha dismesso le sue navi, i suoi treni, e che non scambia più merci tra le due sponde. È anche cambiata l’Italia, si è arricchita e si è affamata, quest’edificio che ha aiutato tanti passaggi ora s’interroga sul che cosa fare in tempo di fame e ora che le pance delle navi non inghiottono più treni.

La curva oggi è muta, ma la sua forma concava verso terra sembra essere stata modellata dai venti di scirocco, ne ha raccolto le sue folate per settant’anni, oggi è piena di vento ed emette altra sostanza alla città che non la conosce, le grandi architetture essendo un corpo complesso rilasciano altra potenza nel corso del tempo, fermano i punti e possono far ricominciare.

 

 

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