La rivolta del Consiglio Comunale

 

In Aula Consiliare la discussione va avanti da ore, fra musi lunghi, sindromi paranoidi, scontri fratricidi, incertezza sul da farsi e la tensione che si taglia con il coltello. In ballo non c’è solo la loro poltrona, ma il futuro di tutta la città, mentre fuori dal Palazzo piazza Municipio è stracolma di sostenitori di De Luca e il sindaco arringa la folla giunta a frotte per scongiurare il suo addio.

No, in ballo c’è la nostra dignità“, urla un esponente del centrodestra. “Pure mia figlia dice che legge su Facebook che siamo dei magnaccioni, presidente, gli fa eco una esponente del centrosinistra, rivolta al presidente del consiglio Claudio Cardile, che non può fare altro che allargare le braccia. “Non gli lasceremo trasformare quest’aula sorda e grigia in un bivacco di manipoli“, declama Piero La Tona, sempre prodigo di citazioni. Che non tutti colgono, perché in aula c’è un brusio incredibile. “Così non si può più andare avanti, non siamo gli scendiletto di nessuno”, si sente gridare dai banchi del Movimento 5 stelle, battagliero più che mai.

Fino ad ora i consiglieri gli hanno votato tutti gli atti e hanno assecondato ogni capriccio del sindaco, ma ciò nonostante sono finiti tutti e 32 nel tritacarne dei social, additati di lassismo malgrado nelle ultime settimane non abbiano fatto altro che spulciare documenti. Adesso, dopo che il sindaco per la terza volta in tre mesi li ha posti davanti a un aut aut, alzando ulteriormente il tiro e presentando ufficialmente le proprie dimissioni, la situazione è ulteriormente peggiorata e ognuno di loro si sente in un cul de sac da cui non sembra esserci via d’uscita. Che fare, quindi? Come evitare di farsi mettere nuovamente sotto scacco?

La svolta arriva all’improvviso, in maniera quasi irrazionale. Nino Interdonato guarda Gaetano Sciacca, che guarda Antonella Russo, che scambia un’occhiata col suo omonimo Alessandro Russo, che guarda Dino Bramanti, che a sua volta incrocia lo sguardo di Francesco Pagano, che interroga con lo sguardo Cristina Cannistrà. Alla fine si guardano tutti, Cardile ordina “la proposta va ai voti” e la decisione – tanto repentina quanto coraggiosa – è adottata all’unanimità: “Ora ci facemu passari u mari chi zocculi”.

Il consiglio vota praticamente all’unanimità le dimissioni: ne sarebbero bastati venti su trentadue, ma l’aula prende il coraggio a quattro mani e dimostra un’inedita unità d’intenti: i consiglieri scelgono di diventare padroni del loro destino e di quello di De Luca. Con le loro dimissioni, decadono anche sindaco e giunta. Con una decisione degna del suicidio purificatore dei samurai col rituale del Seppuku, scelgono di rinunciare alla loro poltrona, e rendere così davvero “irrevocabili” quelle dimissioni che De Luca annuncia, minaccia, deposita ma alle quali non sa ancora se dare seguito, e come e quando.

Muoia Sansone con tutti i filistei“, urla La Tona, in una sindrome citazionista che qualcuno stronca: “Abbiamo capito, professore, ma anche basta“. Il nervosismo lascia il posto all’eccitazione, alla sensazione di aver fatto la cosa giusta, di aver anteposto il coraggio e la dignità al calcolo. Pacche sulle spalle, scambi di cinque, grandi sorrisi che stemperano gli sguardi combattivi. Cardile, visto che è l’ultima seduta, decide di dare la parola a tutti, indistintamente, mandando “affanculo l’etichetta istituzionale (citazione letterale), in un’atmosfera che ricorda Fantozzi ed i colleghi dell’ufficio Sinistri quando, dopo essere stati succubi una vita, subendo continui e interminabili insulti e umiliazioni, prendono possesso della sala proiezioni del professor Guidobaldo Maria Riccardelli, bruciandogli la preziosa copia de La corazzata Kotionkin e obbligandolo a vedere Giovannona coscialunga, L’Esorciccio e La Polizia s’incazza.

E anche in questo caso gli applausi scoppiano fragorosi, per novantadue interminabili minuti.

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Lorella
Lorella
30 Settembre 2018 18:15

l’ultimo scenario e’ il piu’ verosimile…..
bravo