Da Marisa

 

Fu nei primi anni Ottanta che la via XXIV Maggio, incasinata come sempre nell’ora di punta ma non più con le pietre di Catania che ti facevano rivivere il terremoto del 1908 sulle quattro ruote, si riempì di un profumo più efficace di mille esche e di sapori del tutto nuovi al palato messinese. A produrli, in una piccola bottega all’angolo con via Peculio Frumentario, una bella e gentile signora con gli occhi azzurri proveniente dalla capitale, la quale aveva affidato a un’insegna in corsivo il cuore della sua iniziativa: “Pasticceria romana da Marisa”.

L’operazione fu così dolcemente vincente che un intero quartiere (poi la città), arrivò quasi a rinnegare i classici della dolceria peloritana (a proporli, a neanche cento metri in direzione Nord, la sempiterna Pasticceria Cucè), arricchendo anche il proprio lessico specialistico. Grazie a Marisa, infatti, i messinesi conobbero le “Bombe” al cioccolato, alla crema e alla ricotta (in città l’unico dolce simile erano i Krapfen), le ciambelle fritte ricoperte di zucchero e tante altre prelibatezze a cui si aggiungevano i biscotti fatti giornalmente (un must, le ciambelle al vino). Marisa diventò in breve tempo una tappa obbligata per tutti. Poi, alla fine degli Ottanta, chiuse bottega per riprendere in mano la propria vita.

L’assenza, però, non durò tanto. Nei primi anni Novanta, infatti, tornò in pista, questa volta su via Cavour, con “La Romana”, una pizzeria a taglio (ma anche gastronomia), che sull’insegna, ovviamente, portava il nome “Marisa” come garanzia. Anche in quel caso, la patria della focaccia con la tuma e le acciughe se le vuoi (ma se le aborri sei un eretico) vide un’infatuazione dei suoi abitanti verso un tipo di prodotto del tutto inedito: la sottile pizza della capitale. Che fosse Margherita, con i funghi, con le zucchine, con le patate e con tutte le varianti pensate dall’artefice, poco importa, le file per acquistarne metri quadri poggiate su grandi teglie di cartone erano lunghissime e, dopo il primo boccone, non ci si riusciva a fermare. Anche questa volta, la nuova vita di Marisa durò pochi anni. Da allora, la pizza romana, i messinesi la possono mangiare solo a Roma (unica alternativa è la pizza in teglia dell’Orso, sulla Tommaso Cannizzaro)

 

 

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Dario
Dario
21 Dicembre 2019 8:23

Il Gurnica me lo ricordo, ci andavamo spesso. Bellissimo star seduti in balcone tra una canzone e l’altra a fumare.