Guernica

 

La location era una delle più suggestive di tutta Messina: in pieno centro, nel cuore pulsante della movida che da pochi anni aveva preso possesso della zona del Duomo e di via Cardines. Ancora più bello era il palazzo: quel Coppedè che a lungo fu la sede storica di Pci e Ds e il simbolo di una politica (e di una Messina) che ormai non c’è più (di recente è stato venduto ai fratelli Micali, imprenditori nel settore delle costruzioni).

Lì, nei locali all’ultimo piano, nella soprelevazione (all’epoca molto contestata) voluta dai militanti del Partito comunista, sorgeva il “Guernica”, punto di riferimento per universitari, erasmus e amanti della buona musica che ogni weekend assaporavano i momenti più belli e spensierati della loro gioventù ballando fino all’alba, con la città ai loro piedi.

Per accedervi bastava fare due rampe di scale e si giungeva quindi nell’open space: a sinistra il bar ad angolo e un divanetto in pelle; a destra la grande sala, con i tavolini colorati e la postazione per i dj-set e i concerti; ai due estremi i due terrazzini: uno più “intimo”, affacciato sulla Cesare Battisti e via Lepanto, l’altro più grande, con un panorama mozzafiato sulla cortina, via Garibaldi e la sottostante piazza dei Catalani. 

Fondato nel 2001 dalla Mutua studentesca, il locale ha chiuso i battenti dieci anni fa, nel 2009, lasciando un ricordo indelebile nella mente dei tanti trentenni (la maggior parte dei quali oggi vive fuori città) che ancora oggi ricordano con un pizzico di nostalgia quelle lunghe notti senza fine trascorse sul terrazzo a vagheggiare sul proprio futuro. Tra sogni, speranze, fiumi di birra, concerti, feste a tema, amori adolescenziali, discorsi impegnati e sano cazzeggio.  

 

 

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Dario
Dario
21 Dicembre 2019 8:23

Il Gurnica me lo ricordo, ci andavamo spesso. Bellissimo star seduti in balcone tra una canzone e l’altra a fumare.