MESSINA. “La turnazione cui andrà obbligata alla popolazione scolastica delle scuole soggetto alle limitazioni di cui all’ordinanza non sarà sufficiente a garantire il tempo scuola cioè il numero di ore di attività didattiche previste per legge”.

E’ quanto emerso, e lasciato a verbale, dalla commissione consiliare che si sta occupando dell’emergenza scuola successiva all’ordinanza di chiusura dei plessi da parte del sindaco Cateno De Luca per mancanza delle certificazioni antincendio e antisismiche, ed alla successiva riapertura parziale di circa metà degli istituti.

Potranno infatti riaprire senza limitazioni solo 47 su 116 istituti tra primarie e secondarie, e 5 su 65 scuole superiori (clicca sui link per sapere quali)

Secondo la modifica all’ordinanza che permette la riapertura, ci sono scuole che potranno essere frequentate ma con “limitazioni”: cento persone dentro a volta, tra personale e alunni. Uno stato di fatto che, secondo il presidente della commissione Pietro La Tona (che è anche dirigente scolastico) e le tre dirigenti scolastiche invitate in commissione a relazionare, non permetterebbe di “completare” il normale ciclo di attività previste in un anno scolastico: “La turnazione è uno strumento di difficile realizzazione perché comporterebbe oneri finanziari per la gestione del personale scolastico, la perdita di finanziamenti per i progetti non si potrebbero realizzare e, soprattutto, la riduzione del tempo scuola ad una percentuale tale da non consentire la validazione dell’anno scolastico”, hanno spiegato a turno le professoresse Giuseppina Broccio della MArtino, Renata Greco della San Francesco di Paola e Letteria Leonardi del Seguenza.

Perchè? “Non potendosi svolgere più di due o tre ore al giorno per classe, articolate su quattro o cinque turni dalle ore 8:00 alle 20, per 6 giorni settimanali, gli studenti potranno effettuare massimo 12 o 18 ore alla settimana, circa il 50% dell’orario scolastico previsto per legge, che fissa a minimo 24 ore il monte orario settimanale della scuola primaria, e in minimo 30 ore quello della scuola secondaria di primo grado”, spiega La Tona.

“Da ciò – conclude il consigliere comunale dei Dr –  deriverà che ai sensi della normativa corrente, non potrà essere considerato valido il tempo scuola ai fini del passaggio alla classe successiva e sarà negato agli studenti il diritto costituzionale allo studio”.

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