MESSINA. Un fronte comune per battere il centrodestra in Sicilia, composto da Sud chiama Nord, Pd e 5Stelle (ma non solo). A prospettare la strana alleanza, inconcepibile fino a qualche anno fa, almeno in riva allo Stretto, è stato Cateno De Luca, che dopo il  “tradimento” di Dafne Musolino, passata con Renzi, e il flop a Monza, ha svelato in una nota stampa le sue strategie in vista delle imminenti europee… e soprattutto delle prossime elezioni regionali, ipotizzando un sodalizio politico per prepararsi al voto del 2026.

«Partiamo da un principio, l’elettore non va preso in giro. Noi non abbiamo intenzione di bruciare con scelte non coerenti con il nostro percorso politico il consenso che gli elettori ci hanno accordato. Stiamo lavorando ad un progetto di respiro nazionale che ci consenta di ottimizzare le nostre forze. Proprio per questo – spiega il sindaco di Taormina – stiamo valutando diverse opzioni che vedono coinvolte altre liste che ovviamente sono in linea con la nostra storia e i nostri valori. Abbiamo una interlocuzione in corso con Calenda – aggiunge – Parliamo di un accordo elettorale che consenta alle parti in campo di esprimere la propria progettualità. Calenda sta ancora facendo le sue valutazioni, nel frattempo io ho avviato un dialogo con le forze di opposizione Pd e M5stelle in Sicilia. Io ho fatto un ragionamento molto semplice. Siamo il primo partito in Sicilia. Se alle europee non diamo un senso alla nostra posizione rischiamo che il nostro elettorato vada a votare il centrodestra. Perché dare questo vantaggio a chi ha affossato la nostra terra? D’altronde, se dobbiamo lavorare per fare il fronte alternativo a queste destre scellerate questa è l’occasione giusta. Quindi, nel frattempo che con Calenda si arrivi o meno a una soluzione, non nascondo che stiamo dialogando anche con i rappresentanti siciliani del Pd e del Movimento 5stelle per capire se c’è un margine per portare avanti questo progetto insieme. Un progetto che diventa utile nella prospettiva di creare un fronte comune alternativo al centrodestra in Sicilia e anche perché no, nel resto d’Italia. Senza dimenticare che il nostro obiettivo primario resta la presidenza della Regione Siciliana ed è per questo principalmente che stiamo lavorando».

Un proposito sul quale l’ex primo cittadino di Messina si era espresso anche in una recente intervista al giornalista Lillo Maiolino su I Love Sicilia: «A Pd e 5 Stelle – si legge – ricordo sempre che hanno perso tanta credibilità nei confronti dei siciliani, e nessuno può campare di rendita (…). Mi reputo una figura credibile che può aggregare non solo quei due partiti, perché non sarà una coalizione di centrosinistra, ma un’aggregazione che includerà anche dei civici autonomisti, delle figure di centrosinistra e magari del centrodestra, stanchi della trazione meloniana e leghista», spiega De Luca, che guarda già alla presidenza della Regione, prospettando anche delle primarie da indire almeno due anni prima dal voto: «Potrei pure non essere io il candidato presidente. Io mi reputo credibile, ma se emergessero altri nomi davvero spendibili, sarei pronto a mettermi in gioco».

Con le regionali ancora lontane, il “nuovo polo” anti centrodestra intanto prende forma nell’opposizione compatta al Governo Schifani, soprattutto in vista della finanziaria di fine anno, considerata dai possibili alleati come il principale obiettivo a breve termine (in concreto o di facciata). E poi si vedrà.

«Al momento – spiega Antonio De Luca, capogruppo del M5s all’Ars – è troppo presto per parlare di coalizioni e candidati presidente, si è votato appena un anno fa anche se i siciliani sono già stanchi di Schifani. Oggi l’obiettivo principale è quello di compattarci come opposizione. Vedremo se in futuro potrà nascere altro, ma parlare oggi di un’alleanza è fantascienza, visto che alle regionali mancano ancora 4 anni, che in politica sono un’era geologica, considerando che di mezzo ci sono le europee e forse anche le provinciali. Può cambiare tutto in quattro giorni (con riferimento alla mancata alleanza pd-m5s alle regionali del 2022, ndr), figuriamoci in 4 anni. Al netto di come evolverà lo scenario politico, bisognerà mettere dei paletti: di sicuro il M5s non potrà allearsi con chi è a favore della sanità privata o degli inceneritori, giusto per fare due esempi».

Ancora un discorso aleatorio, quindi, sebbene il dialogo vada avanti già da tempo, a fronte della concordanza su molti temi politici (dal no all’autonomia differenziata alla battaglia No Ponte) e della consapevolezza che per fronteggiare il centrodestra serviranno un’opposizione compatta e un leader carismatico (che Pd e M5s al momento non hanno). D’altro canto ci sono da tenere in conto gli inevitabili malumori, a partire da quelli di molti pentastellati messinesi, fra i principali oppositori di Cateno De Luca quando sedeva a Palazzo Zanca, che dopo anni di scontri, insulti, faide e prese di posizione, un’alleanza con il sindaco di Taormina la digerirebbero mal volentieri. Basti pensare alle polemiche scoppiate in riva allo Stretto dopo i primi tentativi di approccio nel resto della Sicilia durante le ultime amministrative o ai mugugni interni che provocò anni fa l’apertura al dialogo con Cateno De Luca da parte dell’allora leader pentastellato Giancarlo Cancelleri, poi passato a Forza Italia. «Qualsiasi possibile alleanza sarà preceduta da un ampio confronto con la base, come abbiamo sempre fatto», specifica il De Luca a 5 stelle.

E fronte Pd? Anche qui nessuno si sbilancia, ma la porta sembra aperta, pur con tutti i quando, i forse e i ma di circostanza. E se sul fronte nazionale e regionale non sembrano esserci molti ostacoli, anche in questo caso c’è da tenere a bada il mal di pancia di parte dei dem messinesi, che appena qualche mese fa, ad ottobre, nel corso della Festa dell’Unità provinciale, avevano ribadito il loro netto “no” a una possibile alleanza.

«La soluzione giusta – spiega Calogero Leanza, vicepresidente commissione Sanità all’Ars e deputato del Partito democratico – è quella che viene dal confronto. Interno al partito e con la sua base. Con i territori e con gli elettori. È giusto fare una serie riflessioni sul dato elettorale degli ultimi anni e di quello che verrà. La nostra storia recente è segnata da una serie di sconfitte a cui bisogna reagire e di cui dobbiamo valutarne le cause. La ricetta giusta per la vittoria non può essere solo una astratta somma di percentuali numeriche e Cateno De Luca questo lo sa bene. Stiamo attualmente condividendo l’esperienza di opposizione, è questo lo scenario attuale. Alla base delle alleanze deve esserci dialogo costruttivo e soprattutto confronto, affinché le idee e i progetti dell’uno possano coesistere con quelli dell’altro nell’interesse esclusivo della Sicilia e dei siciliani. Sarà una valutazione che richiederà lucidità e consapevolezza, ma soprattutto unità d’intenti sulle azioni da mettere in campo per il futuro della Sicilia».

Intanto, ad alimentare i “sospetti”, ci ha pensato qualche giorno fa il deputato regionale Ismaele La Vardera, che ha postato sui social la foto di una tavolata a cui hanno preso parte, fra gli altri, esponenti di Sud chiama Nord, Nuccio di Paola del M5S, Nello Dipasquale del Pd e persino Gianfranco Miccichè. «Le opposizioni compatte, Pd, M5S e Sud Chiama Nord e misto, prove generali, pronti a battere Schifani», si legge nella didascalia, che fa specificatamente riferimento alla finanziaria, in una sorta di messaggio diretto all’assessore all’Economia Marco Falcone. Solo questo. Almeno per adesso.

 

 

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