MESSINA. Ieri, 28 ottobre, LetteraEmme ha pubblicato un articolo dal titolo “Coronavirus, quanto c’è di vero (poco) e di falso nella diretta di Cateno De Luca“, in cui si esaminavano undici affermazioni pronunciate dal sindaco durante la diretta di martedi 27, e se ne verificava la veridicità.

Cateno De Luca, ritenendo di aver rilevato “espressioni false e denigratorie”, ha inviato, ieri in tarda serata, una replica che pubblichiamo integralmente (alla quale risponderemo con un altro articolo). Di seguito la rettifica, con la risposta di Cateno De Luca riportata in corsivo

 

In merito all’articolo pubblicato il 28 ottobre 2020 dalla testata on-line “letteraemme.it” dal titolo “Coronavirus, quanto c’è di vero (poco) e di falso nella diretta di Cateno De Luca si trasmette la seguente rettifica, di cui si chiede, ai sensi e per gli effetti dell’art. 8 della Legge n. 47/1948, la pubblicazione riservando ogni ulteriore azione per le espressioni false e denigratorie che di seguito si rilevano e precisano:

  • minuto 15: Le misure meno restrittive. Per i primi 20 minuti, si è parlato dei provvedimenti adottati dal presidente della Provincia Autonoma di Trento, e del perchè potrebbe (dovrebbe, secondo De Luca), adottarli anche il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, in virtù delle possibilità di intervenire in ambiti in cui la Sicilia esercita la potestà legislativa.“ La Regione, informando contestualmente il Ministro della salute, può introdurre misure derogatorie, ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte ai sensi del medesimo articolo 2”, spiega De Luca leggendo l’articolo 1 comma 16 del decreto-legge n.33/2020.

Informazione imprecisa. Il comma è stato modificato dal nuovo decreto legge n.125 del 7 ottobre 2020: le parole “ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte ai sensi del medesimo articolo 2» sono sostituite da ”restrittive rispetto a quelle disposte ai sensi del medesimo articolo 2, ovvero, nei soli casi e nel rispetto dei criteri previsti dai citati decreti e d’intesa con il Ministro della salute, anche ampliative”. In sostanza, Musumeci, così come ha spiegato, prenderà le decisioni di riaprire cinema e teatri, e prolungare l’apertura di bar e cinema, dopo un’interlocuzione col ministero della Salute, specificando che non intendeva emanare un atto amministrativo “unilaterale” come ha fatto il presidente della Provincia di Trento.

RISPOSTA

La parziale modifica dell’art. 1 comma 16 del D.L. 33/2020, non diminuisce i poteri del Presidente della Regione Siciliana perché non intacca, né lo potrebbe, le prerogative e la competenza esclusiva in materia di commercio e di valorizzazione delle attività commerciali che lo Statuto della Regione attribuisce alla stessa. La conferma di quanto sopra è contenuta nello stesso DPCM 24/10/2020 all’art. 12 Disposizioni Finali laddove così si dispone: “Le disposizioni del presente decreto si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome  di  Trento  e  di  Bolzano compatibilmente con i rispettivi  statuti  e  le  relative  norme  di attuazione.” A che cosa serve la tanto declamata autonomia siciliana, che ci deriva dallo Statuto regionale e che gode del rango di fonte costituzionale, se di essa non si sa fare alcun uso o, peggio, se la stessa viene ignorata e mortificata per l’assenza del coraggio necessario a fare valere le legittime richieste dei cittadini siciliani? Questo è il vero punto della questione posta dal Sindaco, quando mettendo a confronto l’iniziativa del Presidente della Provincia Autonoma di Trento, che della sua autonomia ha saputo farsi interprete e custode, con la totale inerzia del Presidente Musumeci che, ancora una volta, si è limitato ad assistere alle imposizioni del Governo trascurando di rammentare che la Sicilia è uno Stato nello Stato.

  • minuto 23: LA BANCA DATI. Torna l’ordinanza “si passa a condizione”, che avrebbe potuto tracciare, in estate, tutti gli spostamenti dei vacanzieri “da e per la Regione. Se la adottavi tu il problema neanche si poneva”, dice De Luca a Musumeci.

Informazione fuorviante. La Regione Siciliana, ha già un sistema di tracciamento: l’ordinanza che istituiva la “banca dati” di De Luca è datata 5 aprile 2020, mentre il Presidente della Regione Nello Musumeci aveva istituito il portale “siciliacoronavirus.it” (attivo addirittura dal 28 febbraio 2020 ore 13.40) il 13 marzo 2020, con Ordinanza n. 5. Quasi un mese prima. Questo poi è diventato il protocollo “Siciliasicura”, che si trova all’interno del sito “costruiresalute.it”. Al portale si doveva iscrivere chiunque arrivasse in Sicilia, ma (ovviamente) non era possibile fosse obbligatorio dopo la chiusura dello stato emergenziale del lockdown, così come non è obbligatorio il sistema di tracciamento “Immuni” studiato dal Governo. Non lo sarebbe stata nemmeno la “Si passa a condizione”, come spiega la stessa amministrazione comunale messinese nelle memorie difensive dopo l’annullamento con decreto del presidente della repubblica Sergio Mattarella. “L’ordinanza non prevede alcuna misura che impedisca l’accesso al suolo comunale, né prevede una misura di “fermo”, né tanto meno dispone un obbligo di re-imbarco per i passeggeri, di fatto lasciando inalterata la loro libertà di movimento e spostamento. Quanto poi alla presunta violazione dell’art. 16 della Costituzione, si osserva che la libertà di circolazione dei passeggeri che non abbiano ottenuto il Nulla Osta, o che non abbiano completato la registrazione, non è compromessa in alcun modo, non prevedendosi nell’Ordinanza l’adozione di alcuna misura in tal senso”.

RISPOSTA

Sulla banca dati “Si passa a condizione” si assiste all’esibizione dell’espressione del pensiero “involuto”, Affannandosi a volere dimostrare come la Regione avesse istituito il portale “siciliacoronavirus.it” per dimostrare che la Sicilia disponeva di un sistema di tracciamento prima che il Sindaco ideasse ed attuasse la banca dati “Si passa a condizione”, Letteraemme si avviluppa in un ragionamento straniante che, citando alcuni stralci delle difese trasmesse dal Sindaco al Consiglio di Stato in occasione della impugnativa straordinaria dell’Ordinanza n. 105/2020 che aveva istituito la detta banca dati, precisa che lo stesso Sindaco aveva chiarito che la detta banca dati non impediva di raggiungere la Sicilia né ostacolava la liberta di movimento o spostamento.  Il ragionamento esposto dal giornale è così oscuro e contorto  che non meriterebbe alcuna replica, se non la semplice constatazione dei fatti: la banca dati “si passa a condizione” avrebbe consentito, ove fosse stata recepita a livello regionale, di avere un preciso ed aggiornato monitoraggio del flusso di viaggiatori da e per la Sicilia che, utilizzato su scala, avrebbe consentito di fornire un quadro puntuale degli spostamenti sia in fase pre-contagio che in fase post-contagio, consentendo di individuare i cluster dove si era sviluppato il focolaio. Evidentemente la redazione di Letteraemme non è riuscita a cogliere il significato e le potenzialità che aveva un tale strumento, per cui non è stata l’informazione del Sindaco ad essere “fuorviante”, quanto piuttosto l’ esposizione dei fatti fornita da Letteraemme ad essere tale.

  • minuto 39: LA “PRESUNTA” ORDINANZA REGIONALE. De Luca legge la “presunta” ordinanza regionale (che ancora non esiste), e afferma di essere d’accordo con i contenuti, nella parte che impone la chiusura dei locali alle 23 (seppur con 30 minuti di tolleranza, che nella presunta ordinanza non ci sono). “Poi però il coprifuoco. Guai a chi c’è in giro”.

Informazione fuorviante. La sua ordinanza sindacale di qualche giorno prima, al netto di un refuso che chiudeva la città per 28 ore, prevedeva l’apertura dei locali fino alle 24, e proprio la decisione di anticipare di un’ora la chiusura da parte del Governo regionale era stato uno dei cavalli di battaglia di De Luca nel corso della sua sfuriata a Piazza Municipio di sabato, in cui aveva fomentato i manifestanti, incitandoli a disobbedire all’ordinanza di Musumeci.

RISPOSTA

La redazione dimostra di non avere compreso le dichiarazioni del Sindaco, il quale ha offerto al Presidente Musumeci un testo già pronto per non fare perdere ancora tempo ai siciliani nell’attesa di un provvedimento che potrebbe salvarli dal baratro economico in cui le irragionevoli chiusure disposte dal Governo in modo generalizzato sono stati ormai gettati. Dalla lettura dell’articolo non resta che concludere che Letteraemme preferisca una stagnante inazione all’iniziativa del Sindaco, al quale ancora una volta si contesta un disinteressato intervento a favore di tutti i siciliani.

  • minuto 42: IL LOCKDOWN DI MARZO. “Noi non possiamo far morire la nostra gente così, supini ad ordinanze che sono slegate ai nostri comportamenti. La città di Messina per due mesi di lockdown ha subito il coprifuoco alle ore 18. Ha accettato a malincuore questa decisione del sindaco De Luca perché comunque sul tavolo abbiamo messo aiuti concreti”.

Informazione fuorviante. Il “coprifuoco” alle 18, con la chiusura dei supermercati, è stato lo stesso De Luca ad imporlo, insieme a una serie di misure che ha poi dovuto annullare o che gli sono state annullate perchè in contrasto con le direttive regionali o nazionali. In tempo di lockdown, un De Luca in piena sindrome competitiva con il governo della Regione e dello Stato era stato costretto a ritirare in tempi record una delle innumerevoli ordinanze emesse, la 60 dell’11 marzo in cui “chiudeva” praticamente tutto tranne tranne supermercati, panifici e farmacie, dichiarandone la validità a partire dal 13 marzo. Una confusione immotivata al termine di una settimana in cui Cateno De Luca ha trovato il tempo di emanare una prima ordinanza, farsela dichiarare inefficace dal prefetto Maria Carmela Librizzi perchè in contrasto coi dettami del decreto della presidenza del consiglio di ministri, chiedere delucidazioni, ottenerle, e poi adeguarsi (come prevedibile) a quanto stabilito dal Governo, limitandosi a normare gli orari di apertura e chiusura. Nel frattempo arriva il decreto della presidenza del consiglio dei ministri, firmato da Giuseppe Conte, che norma le chiusure. Prima dell’entrata in vigore della sua ordinanza, De Luca la ritira e si adegua al dettato nazionale.

Il 18 marzo è volta dell’ordinanza anti attività fisica: in contrasto con la norma nazionale (che la prevedeva), ma congrua con l’ordinanza regionale emanata da Nello Musumeci (che non la prevedeva, e che aveva potere di normare la materia).

Poi c’è l’ordinanza del 20 marzo in cui obbligava l’Asp a garantire h24 l’attività nei laboratori per le analisi dei tamponi, sebbene l’Azienda sanitaria provinciale non sia soggetta al potere istituzionale del sindaco. Emessa il 20 marzo è stata revocata il giorno successivo.

RISPOSTA

Anche stavolta la testata giornalistica sembra dimenticare che le misure adottate dal Sindaco nel primo lockdown e rispettate dai messinesi, hanno posto la città di Messina al riparo dalla diffusione del contagio, dimostrando una lungimiranza da parte dell’Amministrazione che è stata ripagata dai cittadini che hanno adeguato i propri comportamenti, chiudendo le attività alle 18,00 ed osservando le ulteriori restrizioni imposte dal Sindaco. Non è possibile ravvisare alcuna contraddizione nell’opera del Sindaco che adesso chiede di non imporre alle attività economiche una chiusura generalizzata che, alla luce dell’indice RT rilevato nella settimana 11-18 ottobre 2020, risulta ingiustificata e destinata a inasprire la crisi economica che è stata gestita fino ad ora, è bene rammentarlo, solo con i fondi comunali. Anche in questo caso, il pensiero espresso nell’articolo risulta fuorviante, finalizzato solo alla esasperata critica del Sindaco e del tutto privo della necessaria imparzialità che dovrebbe essere garantita nella informazione giornalistica, quando la stessa può essere.

  • minuto 44: GLI HOTSPOT. «Hai i tuoi poteri e usali, tanto che può succedere? Che ti impugnano l’ordinanza, come accaduto con gli hotspot che non ne hai chiuso uno?». Qualche minuto prima, De Luca ha affermato che Musumeci non ne avrebbe chiuso manco uno (malgrado la sua ordinanza,) mentre lui si: “uno a zero per De Luca rispetto a Musumeci, questa è storia che si può andare a verificare”

Informazione (parzialmente) vera: E’ corretto che l’ordinanza di chiusura degli hotspot emanata da Musumeci è stata annullata (meglio, prima sospesa il 27 agosto e poi rigettata il 20 settembre) da parte del Tar. Però anche un’ordinanza di De Luca, che chiudeva l’hotspot di Bisconte, è stata annullata dal prefetto Maria Carmela Librizzi. Non solo. Allo stato attuale non risulta alcun provvedimento di chiusura della struttura (che però non è in funzione e non ospita migranti).

RISPOSTA

L’assenza di oggettività ed imparzialità da parte dell’autore dell’articolo emerge chiaramente quando si richiama la vicenda della chiusura dell’hotspot, che vene definita “informazione (parzialmente) vera”. Di vero c’è un fatto, innegabile ed incontestabile: l’hot spot di Messina è stato chiuso, al suo interno non vengono più ospitati i migranti e le persone che abitano a Bisconte non sono più costrette a subire le intrusioni nelle proprie abitazioni da parte di fuggiaschi, che non di rado si sono resi responsabili anche di danni alle cose e aggressioni alle persone. Questo risultato è stato raggiunto grazie ad una azione sinergica tra il Sindaco ed il Prefetto di Messina e rappresenta l’unico caso di hot spot in Sicilia chiuso.

  • minuto 46: IL “PARTITO DEL 27”. «Comprendo che ormai hai il cervello ovattato dalla logica del “partito del 27”», ha dichiarato De Luca, rivolgendosi a Musumeci.

Informazione fuorviante: Nonostante De Luca tenti in tutti i modi di accreditarsi come un “outsider della politica”, i palazzi li frequenta invece da giovanissimo. La sua carriera politica inizia addirittura a 18 anni, da consigliere comunale di Fiumedinisi: trent’anni fa. De Luca ha passato praticamente metà della sua vita in politica (attività alla quale ha affiancato con successo quella di imprenditore).

RISPOSTA

Del tutto fuori luogo, oltre che errato, risulta il riferimento alla storia personale di Cateno de Luca ed all’attività politica del Sindaco che non ha mai vissuto di politica, avendo invece fondato la Fenapi, che vanta sedi in tutta Italia, ed essendosi distinto come Dirigente Aziendale. Cateno De Luca non è un politico di professione, ma un qualificato dirigente aziendale che ha scelto di mettere la sua passione e la sua professionalità al servizio della collettività. Prova ne sia il fatto che ha rinunciato per ben due volte alla carica di consigliere regionale, ed alla relativa indennità, nelle  precedenti sindacature ha sempre rinunciato allo stipendio di sindaco sia a Fiumedinisi che a Santa Teresa e, durante il periodo in cui da Sindaco del Comune di Messina ha deciso di ritirarsi a Fiumedinisi per assistere il padre gravemente malato, ha contestualmente rinunciato all’indennità che avrebbe comunque potuto legittimamente percepire. Anche in questo caso l’informazione fuorviante è quella di Letteraemme che si permette di associare il Sindaco agli appartenenti alla categoria “del partito del 27” incorrendo anche in un grave errore sostanziale e concettuale, che si va ad aggiungere a quelli già esposti innanzi.

  • minuto 48: FAMILY CARD E AIUTI ALLE FAMIGLI E PAGAMENTO DELLE UTENZE. “Ci siamo differenziati durante il lockdown perché siamo stati l’unica città a dare la Family card, cioè a dare la possibilità di acquistare alimenti a 18mila famiglie”.

Informazione falsa. Le “family card”, e in genere misure di sostegno alimentare, sono state erogate da tutti gli enti locali durante il lockdown, anche prima di quanto non abbia fatto Messina. Tra l’altro, nella seconda fase Palermo è già partita, più di una settimana fa, disponendo buoni alimentari per 13mila famiglie.

RISPOSTA

La Città di Messina con delibera n. 170 del 31.03.2020 e n. 178 del 07.04.20 è stata la prima in Sicilia ad istituire un Fondo Emergenza Covid-19 FEC19 e ad attivare una misura di sostegno straordinario comprendente buoni pasto, utenze e affitti denominata FAMILY CARD.  Il 10 aprile 2020 è stata aperta la piattaforma la cui apertura è stata rinnovata per ben 3 volte (10.04.20, 11.05.2020 e il 02.07.2020) la misura straordinaria ha consentito a 18.342 richiedenti ad avere accesso ad un buono immediatamente spendibile con una percentuale pari al 12,05% sul totale abitanti. Siamo stati l’unica città in Sicilia  a consentire agli aventi diritto a poter usufruire di questa forma di sostegno la Domenica di Pasqua giorno 12 Aprile. Dal 10.04.2020, data di apertura della piattaforma, sono pervenute circa 35.000 domande e liquidati quasi € 7 milioni con ben 450 determine di liquidazione poste in essere dal Dirigente Politiche alla persona ed alle imprese.

Il Comune di Palermo, a fine Agosto 2020 contava circa 13.000 domande evase per l’accesso ai Buoni Spesa con una percentuale pari al 2% sul totale abitanti.

Il comune di Catania ha pubblicato una graduatoria solo nel mese di maggio scatenando l’ira degli aventi diritto perché di 12.000 domande valide solo il 50% è stato soddisfatto.

Con riferimento al secondo Avviso del comune di Palermo di cui nell’articolo si fa riferimento, si evidenzia che, allo stato attutale, vi è una delibera di indirizzo della Giunta Comunale di Palermo per l’utilizzo di donazioni e del residuo di fondi già stanziati per i sussidi alimentari e non ancora spesi per un importo di circa 800.000,00 euro;

Quest’Amministrazione, invece, con Provvedimento di Giunta Comunale n. 570 del 25.10.2020 ha deliberato di inserire una nuova azione PON ME 3.5.1a, con un costo operazione di € 4.200.000,00, per aiuti alimentari e di prima necessità prevedendo, in aggiunta ai beni alimentari e di prima necessità già individuati, la possibilità di acquisto di pasti preparati da asporto previa selezione degli esercenti da convenzionare e nel limite massimo del 50% del valore del singolo buono erogato. Tale misura verrà incrementata di oltre 2 milioni di € con il riparto 2010-2012 della L. 328/00. Per un totale di € 6.200.000,00 per il nuovo bando.

 

  • minuto 52: IL BLOCCO DELLO STRETTO. “Sono stato lasciato solo a difendere lo Stretto di Messina il 23 di marzo, quando ti avevo invitato a stare al mio fianco“

Informazione falsa. De Luca non ha difeso lo Stretto (già “difeso” dalle norme in vigore), e non ha bloccato alcunchè, perchè non poteva. E non poteva nemmeno imporre la registrazione alla banca dati “si passa a condizione”, che infatti è stata annullata. “Blocco tutto”, “Da qui non passa nessuno”, “Li rispedisco indietro a calci nel culo”, “Per me sono in stato di fermo“, aveva affermato De luca (gridando bello forte) durante la diretta della sera del 23 marzo: il risultato dell’operazione è stato di appena 26 veicoli e 30 persone, quasi tutti in regola (controllati tra l’altro dalla Polizia, con De Luca a fare solo da spettatore).

RISPOSTA

Non resta che ripercorrere i fatti della notte del 23 marzo 2020, quando il Sindaco ha personalmente verificato la situazione agli imbarcaderi della Rada San Francesco e, ancora una volta, si è assunto la responsabilità, in una fase così critica, di ergersi a difesa della sua comunità. E nella notte durante i controlli sono stati sanzionanti ben dieci persone perché sei autoveicoli si sono rivelati senza alcuna valida motivazione ad entrare in Sicilia quindi ben il vento per cento stava attraversando in violazione di legge. Forse Letteraemme non rammenta che quelli sono stati i giorni in cui hanno fatto ritorno in Sicilia decine di migliaia di persone provenienti dal Nord Italia e dall’estero, dove avevano perso il lavoro o non potevano più restare a causa di provvedimenti che li hanno obbligati a fare ritorno presso le proprie famiglie di origine. Quelli sono stati i giorni in cui si è reso necessario accogliere ogni figlio, studente o lavoratore precario che fosse, che rientrava in Sicilia perché non poteva affrontare il periodo di lockdown senza il sostegno economico della propria famiglia, e dove è stato necessario coniugare lo spirito di generosa accoglienza dei siciliani, e dei messinesi prima di tutti, con l’urgenza di garantire la salute pubblica ed evitare il propagarsi del contagio. Non costituisce un caso la circostanza che quella sera, del 23 marzo 2020, alla Rada San Francesco arrivarono poche decine di mezzi mentre fino alla corsa precedente, come pure a quelle successive, gli arrivi erano stati massivi. Quella sera, infatti, la presenza del Sindaco rammentò a tutta Italia che Messina è la porta di ingresso della Sicilia, è città di ospitalità ma è anche terra di civiltà e di diritto alla salute dei suoi abitanti. In quella occasione come adesso, l’informazione falsa, cara Letteraemme, non l’ha data il Sindaco.

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Roy
Roy
29 Ottobre 2020 8:34

Mi pare abbia confermato tutto