MESSINA. “Se il governo Draghi non inserirà nel recovery plan la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina lancerò il movimento politico del Meridione, per cacciare tutti i ladri di consenso elettorale che siedono nel parlamento nazionale in rappresentanza del sud, ma agiscono come gli ascari per salvare la propria poltrona e servire i padroni dei partiti”.

Cateno De Luca esce da torpore mediatico delle ultime settimane per lanciare un “ultimatum” al governo in carica, minacciando di passare all’azione e di lanciare un suo movimento, all’insegna, presumibilmente, di un meridionalismo in salsa federalista “per spazzare via in maniera definitiva gli ascari dal Parlamento, fosse l’ultima battaglia politica che ci intesteremo“. Un movimento, ha continuato, che “Non nasce per far riciclare altri, non abbiamo questo obiettivo e non mi farò strumentalizzare”. Spazio alla competenza, non sarà una brutta copia dell’esistente.

Se quella meridionalista è per De Luca una battaglia antica, ancora più vecchia la battaglia per il ponte, che ha avuto inizio “col botto” nel 2006, all’epoca della sua prima legislatura all’Ars, con la messa in scena del funerale alla grande opera prima a Messina, a Cristo re, il 14 settembre 2006, e poi a Roma, davanti a Montecitorio cinque giorni dopo. De Luca indossa il nero del lutto, prodigandosi per officiare il funerale di un pezzo di ponte con sopra l’effigie della Sicilia che entra in una bara, circondato dai suoi simpatizzanti in maglietta nera con lo slogan “Lutto siculo è…” sul davanti, e “…u ponti vulemu” sul retro.

 

All’epoca, De Luca era il “delfino” di Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana e fondatore dell’Mpa, movimento per l’autonomia al quale De Luca aveva entusiasticamente aderito proprio per le sedicenti caratteristiche di federalismo meridionalista che erano alla base del partito. Salvo poi uscirne polemicamente mentre ne era vicepresidente regionale.

La sete di meridionalismo, però, non gli è passata con l’uscita dall’Mpa. Anzi. Non passa un anno che De Luca fonda Sicilia Vera, il partito che, da quel momento, esplicitamente o “in incognito”, gli è servito da struttura per tutte le sue avventure politiche.

Il 30 ottobre 2010, Gianfranco Miccichè, oggi (e ieri) numero uno di Forza Italia in Sicilia, lancia lʼoperazione “Forza del Sud”. A cui De Luca aderisce entusiasticamente, diventandone capogruppo all’Ars (ma tenendo sempre un piede in Sicilia Vera). Anche qui, la ricetta non è dissimile da quella dell’Mpa: si guarda alla Lega (con cui il Movimento per l’autonomia infatti aveva stretto un patto elettorale per per politiche del 2006), per cui federalismo da Roma e sguardo agli interessi dei siciliani. Non va bene nemmeno questa (anche se De Luca e Miccichè stringeranno un altro patto, quello della “pignolata”, per far candidare l’assessora all’Ambiente Dafne Musolino alle elezioni europee del 2018 in Forza Italia, stavolta senza che di meridionalismo ci fosse nemmeno un accenno)

Nel 2012 per De Luca è la volta del grande salto: candidato alla presidenza della Regione, a capo della coalizione “Rivoluzione siciliana”. Stavolta De Luca sbatte contro il muro dei poco più di 22mila voti, l’1,23% dei consensi presi su base regionale (ma si consola diventando sindaco di Santa Teresa di Riva). Tra gli avversari alla corsa a Palazzo D’Orleans, proprio Gianfranco Miccichè e il suo Grande Sud, evoluzione di Forza del Sud, alleato per l’occasione col redivivo Mpa. Due chicche: “Rivoluzione siciliana” (qui un video) ha pressochè lo stesso logo, simbolo e colori di Sicilia Vera, e per un breve periodo vi ha militato (sbattendo poi la porta, come lo stesso De Luca informa in un video su facebook del 2012) Vittorio Sgarbi. Alla presentazione del movimento, a settembre 2012, raccontano le cronache, ci sono Martino Morsello (Movimento dei Forconi), Roberto Fiore (Forza Nuova), e Carlo Taormina, all’epoca, come ancora oggi, già avvocato di De Luca. Il movimento nasce sulle solite basi: “Smantellare il centralismo regionale per rendere protagonista il territorio e per dire basta alle lobby mafiose, politiche, burocratiche ed economiche”, si leggeva nel comunicato stampa dell’epoca. Durerà due mesi, solo per il tempo delle elezioni.

Ironia della sorte, alle elezioni regionali del 2017, De Luca si presenta con Sicilia Vera, ma mette da parte le spinte federaliste e indipendentiste per sposare, in un patto elettorale, il più centralista dei partiti: l’Udc. Apparentemente, perchè esce dal gruppo consiliare e aderisce al Misto meno di una settimana dopo l’ingresso a palazzo dei Normanni con l’insediamento dell’Ars.

A cosa servirebbe questo partito meridionalista? Secondo De Luca, i 180 miliardi di euro che l’Unione europea dovrebbe dare al sud dovrebbero prevedere i fondi per il ponte sullo Stretto. “Pensate che in questo momento l’Europa si metterebbe a fare questioni?”, ipotizza De Luca, spiegando che l’attraversamento stabile è “opera strategica” in quanto facente parte del corridoio Berlino-Palermo. “E’ un’opera prevista negli assi transeuropei”. Per questo, De Luca ha ha mandato una nota al presidente del consiglio dei Ministri Mario Draghi in cui chiede una deroga temporale per l’inserimento dell’opera nel Recovery plan, prevedendo un meccanismo di flessibilità temporale: in pratica, siccome il ponte sforerebbe l’orizzonte temporale in cui è stato pensato il fondo di recupero europeo, De Luca chiede che si preveda che per la particolarità dell’opera questo vincolo possa essere sforato e posticipato al 2030 (e non al 2026).

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[…] MESSINA. La recente sporadica presenza social del sindaco Cateno De Luca non é passata inosservata in città, nemmeno agli avversari politici. Quattro consiglieri comunali del PD, e uno di LiberaMe, lo hanno fatto notare in un comunicato, in cui sostanzialmente rimproverano al sindaco la perenne campagna elettorale, in questi giorni portata avanti sfruttando il tema trito e ritrito del ponte sullo Stretto, e alla promessa minaccia di fondare un nuovo partito, qualora il governo nazionale non dovesse rispondere alla sua richiesta di inserirlo tra le opere del recovery Plan (qui la carrellata di partiti di De Luca) […]