MESSINA. Secondi per voto d’opinione (il voto dato alla lista a prescindere dai candidati), l’intuizione delle “liste di testimonianza”, sei seggi su otto conquistati “ascrivibili alla strategia mediatica e al nome De Luca”. Parlando di se stesso in terza persona tipo Giulio Cesare, il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca fa una disamina, basata sui dati, del risultato elettorale che ha premiato il movimento che ha espresso, a Messina, quattro parlamentari regionali (lui compreso), una senatrice ed un deputato nazionale. Anche se, ed è un grosso atto di sincerità,  De Luca confessa, ma non ne aveva mai fatto mistero, che l’obiettivo principale era la presidenza della Regione siciliana, andata invece a Renato Schifani. “Sono abituato ad esaminare le vittorie e le sconfitte, i numeri dimostrano che la strategia era giusta, e che la città si è identificata nel nostro progetto, che è una continuità nel segno del buon governo”, spiega, tra una slide e l’altra. Una sfida, quella di Sud chiama Nord, che non solo non si è esaurita con la doppia tornata del 25 settembre di poilitiche e regionali, ma che addirittura è solo all’inizio: “Si parla del fenomeno Messina in tutte le segreterie romane: all’orizzonte abbiamo le amministrative 2023 propedeutiche alla scommessa finale di questa fase, le europee del maggio 2024. Messina non ha da decenni un deputato europeo”. Lo scoglio da superare è lo sbarramento del 4% nazionale e, spiega De Luca, “ci stiamo lavorando”. Il primo passo sarà un incontro a livello nazionale con rappresentanti di movimenti molto forti a livello regionale e partiti che in questa occasione sono rimasti fuori”. Un percorso che ci può mettere nelle condizioni di consolidarci come realtà nazionale”. E di ambire a un seggio a Bruxelles.

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