MESSINA. “O si ricapitalizza, o ci consentono di assumere, o meglio che il Cas sia trasformato in ente economico”, per Salvatore Pirrone, dirigente generale del Consorzio autostrade siciliane esistono tre opzioni e una certezza: “Così non si può andare avanti”.

Pochi soldi, poco personale e molti scandali: “Dopo l’ultimo intervento giudiziario, siamo rimasti con tre tecnici, in questo stato non riusciamo a garantire neanche la manutenzione ordinaria”. Cinque tecnici sospesi  – tra i 56 indagati (uno dei sospesi, il sesto, è dipendente comunale) – dopo le indagini della Dia che hanno fatto emergere come gli incentivi progettuali fossero diventati un modo per moltiplicare gli stipendi perfino in assenza dei lavori.

“Sulla Siracusa – Gela adesso stiamo lavorando con i tecnici dell’Anas, in questo modo siamo riusciti a risparmiare. La direzione lavori è loro , 4 grossi appalti  (lotti 6-7-8 sulla Noto – Pachino, riqualificazione dei lotti 3, 4 e 5 e lo svincolo Maremonti) per cui abbiamo speso soltanto 700 mila euro. Per altri lavori abbiamo avuto l’aiuto tecnico del personale del Genio Civile. Non siamo in grado di gestire neanche i lavori di manutenzione in queste condizioni: siamo nelle mani della Politica”. Da domani, infatti, all’Ars si discuterà del collegato alla Finanziaria e nel collegato ci sono le sorti del Cas. Ovvero una conversione del Consorzio in Società con quote fino al 51 per cento dell’Anas.

Una conversione però già bocciata in commissione Bilancio, dove a votarla sono stati solo i  membri del Pd. Eppure, che il Cas non sia un ente efficiente lo gridano i numeri e le evidenze, cioè le condizioni delle autostrade che gestiscono in concessione. 

Autostrade che sono responsabilità del Consorzio dal 1997, cioè da quando prende in concessione dall’Anas le autostrade Messina-Palermo, Messina-Catania-Siracusa e Siracusa Gela.

È un ente regionale e per questo deve rispettare il blocco delle assunzioni come previsto dalla delibera 221 del 2008 che estende a tutti gli enti vigiliati, tra cui il Cas, lo stop alle assunzioni.

Così da un personale di 700 persone circa è passato in 9 anni a 348 persone, di cui la gran parte in forza ai caselli. Nella sede ufficiale, in contrada Scoppo a Messina, lavorano all’incirca 80 persone.

In più, viste le risorse economiche della Regione, le uniche entrate del Cas provengono dai caselli autostradali: “Si tratta di 90 milioni di cui 63 restano davvero in cassa, tolta Iva e canone che paghiamo all’Anas. Abbiamo appena approvato i bilanci, oggi lo inoltreremo al dipartimento Infrastrutture, dal quale dipendiamo, per l’approvazione finale: stiamo facendo tutto il possibile. Ma se le cose devono restare così, la soluzione migliore è la chiusura. Si consideri che solo per il verde spendiamo 5 milioni l’anno, mentre 6 milioni li spendiamo per la sicurezza: la Messina – Palermo conta 54 gallerie in entrata e 54 al ritorno”.

La fusione con l’Anas migliorerebbe la situazione? “L’Anas è il concessionario delle tratte, un’altra azienda potrebbe incorrere nel rischio di revoca della concessione. Hanno senza dubbio personale tecnico sufficiente per sostenere gli interventi necessari. In ogni caso, se non questa, una soluzione diversa dallo stato in cui ci troviamo attualmente bisogna pur trovarla”.

 

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