CATANIA. È partito lo scorso 20 febbraio e non sembra avere intenzione di fermarsi lo sciopero degli autostraportatori che hanno bloccato il casello di San Gregorio, lo svincolo sulla Catania- Messina per entrare e uscire dal capoluogo etneo.

I manifestanti che aderiscono alla protesta dell’Aias contestano «l’aumento del gasolio e dell’Ad-blu, del costo dei pneumatici e dell’energia» oltre a protestare contro «le strade impraticabili, la patente a punti presente soltanto in Italia, il prezzo dei pedaggi autostradali e la carenza degli autisti».

La Cna Fita Sicilia ha affermato di «condividere le ragioni della protesta ma non il metodo. Non è qui, nella nostra isola, che si decidono i sostegni e gli aiuti per fronteggiare l’aumento esponenziale del carburante e dei costi di gestione delle attività. Il blocco fatto in questo modo serve solo a soddisfare protagonismi».

Intanto i primi effetti della protesta si fanno sentire a partire da lunghe file in direzione Messina-Catania dovute alla presenza di una sola corsia percorribile. Ma anche le aziende cominciano a subire le prime conseguenze. «Con il blocco degli autotrasporti da oggi le nostre arance, pronte per la partenza, non potranno raggiungere tutte i mercati d’Italia, rischiamo danni gravissimi – ha commentato al Corriere il presidente del Consorzio Arancia di Ribera (Agrigento) Giuseppe Pasciuta-  sono centinaia i bancali di frutti riconosciuti dal marchio Dop Riberella pronti per la destinazione delle piattaforme della grande distribuzione organizzata e dei mercati ortofrutticoli che sono rimasti nei magazzini di lavorazione.»

 

Foto di Alessandro Calabretta

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