MESSINA. A marzo il primo cedimento, e la prima segnalazione. A luglio, il crollo evidente, e altra segnalazione. Oggi, la buca sul viale Boccetta si è allargata sempre di più, ed ha cominciato a far sgorgare liquami.

Sta diventando un vero e proprio problema sanitario, il buco che si è formato in seguito al cedimento del massetto stradale del trafficatissimo viale: unavoragine di due metri per due, con tanto di tombino sradicato e tubature in bella vista, e ultimamente anche un liquido acquitrinoso che ne fuoriesce. Nonostante i solleciti, ultimo dei quali quelli del consigliere della IV Circoscrizione Renato Coletta, al problema non si è riuscito a porre rimedio, ed il buco è sempre lì: ad accogliere chi esce dall’autostrada diretto verso il centro o, come i turisti, verso gli imbarcaderi. Nel frattempo, all’interno del buco è cresciuta l’erbetta.

Non è la prima volta che il primo manto stradale del viale Boccetta si “spacca”. Già a dicembre del 2013 una grossa voragine di circa 9 mt quadrati si era aperta nei pressi dell’ex Istituto Buon Pastore, inghiottendo al suo interno un cassonetto della spazzatura “per un problema di fognature”, come specificato dalla centrale operativa della Polizia Municipale. Ancor prima, nel 2009, fu rattoppata (nel corso di più di un mese) un’altra voragine, di fronte alla Soprintendenza.

Più recente, e altrettanto pericoloso, il caso di via San’Agostino, sprofondata due volte, nello stesso punto, a distanza di appena otto mesi.

Perché si aprono, queste buche? In pratica, lʼacqua “scava” il materiale terreo sotto il manto stradale, e lo rende “cavo”. Con solo una sottile soletta di cemento e asfalto (e quando va bene una rete metallica) che le strade si aprano è solo questione di tempo, e di peso dei veicoli che ci passano sopra. Il termine tecnico è “sifonamento”: lo svuotamento del sottosuolo a causa dellʼerosione dovuta a perdite nelle condutture, o a canali di scolo che non funzionano o ancora, in genere, al passaggio veloce di acque che letteralmente divorano porzioni di suolo sotto le strade. Quando accade, si formano vere e proprie voragini.

Il problema delle buche, quello primigenio, è dovuto alla conformazione stessa di Messina: sotto la quale scorrono una impressionante quantità di torrenti e piccoli corsi d’acqua che negli anni sono stati “tombinati”: gli si è costruito sopra un impalcato stradale per permettergli di scorrere sotto. Ogni tanto, però, qualcosa va storto, come quando, una decina d’anni fa, tutta la parte bassa del torrente Trapani, da via Gabiraldi in giù, è collassata, non facendo miracolosamente alcuna vittima.

A questo si aggiunge la manutenzione sottostradale parecchio deficitaria: una semplice rottura in una conduttura dell’acqua, o della fognatura, provoca i cosidetti  “fornelli”, cioè una depressione che muove una grande massa dʼacqua che provoca il collasso del terreno. Come si ovvia? Con uno screening delle strade, innanzitutto. Un lavoro salato: esaminare il sottosuolo per una corsia di un metro lungo un percorso di quattro km costa settantamila euro. Un georadar (lo strumento che consente di eseguire lo screening) ha un prezzo di cinquantamila euro. Quindi si va avanti ad emergenze: una specie di roulette russa, in cui scommettere quale strada crollerà. Perché la questione non è “se”. È “quando”.

 

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