MESSINA. Sono giorni concitati, quelli che precedono le elezioni. Giorni in cui le situazioni cambiano di attimo in attimo. A metà della scorsa settimana, per il centrosinistra sembrava arrivato il capolinea, e per il centrodestra tutto andava a gonfie vele. Oggi, la coalizione che raggruppa Pd, Sicilia Futura, Art.1 e altri alleati minori, sembra avere ritrovato l’unità: mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia si ritrovano un nemico in più. In casa.
Le amministrative che si terranno tra due mesi stanno mantenendo le promesse, preannunciandosi parecchio “calde”: per il centrodestra, per esempio. Sabato, il candidato Dino Bramanti ha incassato la fiducia degli alleati, con due note firmate da tutta la delegazione parlamentare di Forza Italia e Fratelli d’Italia, ed era alle prese con il lancio del “forum giovani”, domenica si è svegliato con un salone delle bandiere gremito all’inverosimile in cui Emilia Barrile, che già con Forza Italia (e la candidatura di Bramanti) ha il dente avvelenatissimo, dichiara di voler scendere in campo.
Nel giro di qualche ora, tutto precipita. Bramanti apre la porta ad Emilia Barrile, ma la lascia socchiusa e con un bel puntino sulle “i”.” Apprezzo l’attaccamento al territorio della signora Barrile che riconoscendo le mie capacità avrebbe voluto essere indicata nella mia giunta come vice sindaco già in prima battuta. Mi dispiace che le nostre strade si siano divise subito, ma io sono un uomo libero e non accetto condizionamenti. Sogno una città diversa ed una squadra di governo di alto profilo, che non sia frutto di antiche logiche di spartizione di potere”.
Dal canto suo, Emilia Barrile, che si era dichiarata comunque disposta al dialogo, la porta che aveva lasciata aperta la sbatte, e sottolinea che la sua è una candidatura non di facciata, e che di bussare alle porte altrui non ne ha la benchè minima idea. “Sono disponibile al dialogo. Un dialogo che interessa tutti, indistintamente. Non il centro destra o il centro sinistra. Questa o quella politica. Tutti! Chiunque voglia spendersi per un progetto. Io il mio ce l’ho. Chi fosse interessato a condividerlo sa dove trovarmi. La mia porta è sempre aperta e per questo di bussare a quelle degli altri non ho alcuna intenzione“, ha dichiarato in serata una belligerante Emilia Barrile.
Siccome alle urne mancano due mesi e qualche giorno, di psicodrammi di questo tipo se ne vedranno ancora molti. Come quello che, a metà della scorsa settimana, ha investito in pieno il centrosinistra, la cui scelta del candidato a sindaco, che poi è ricaduta su Antonio Saitta, è stato un parto che era sembrato avere conseguenze irreparabili, con metà dei quarantenni del partito, capeggiati da Alessandro Russo e Ciccio Quero, pronti a tirarsi fuori. Poi, invece, la questione si è rimessa sui binari. Prima l’ufficializzazione nei fatti di Maria Flavia Timbro a vicesindaco, mossa che in un attimo ha fatto recuperare alla coalizione tutto lo svantaggio temporale accumulato, e ieri il messaggio di distensione ed il rientro nei ranghi, pur rivendicando il dissenso dei giorni scorsi. “Non è mai stata una questione di poltrone, di sottogoverni, di poltroncine di presunto potere. Non le abbiamo mai accettate, neppure quando – nel 2013 – ci venivano offerte in quantità. Non le cerchiamo oggi. Abbiamo sempre preferito la strada più difficile, anche andando da soli alle urne, pur sapendo di perdere, come è accaduto a me nel 2013, ma mantenendo la nostra dignità e la nostra storia”, ha scritto Alessandro Russo.
Essendo il centrosinistra meno incline alla teatralità, il tutto si è svolto nelle segrete stanze, senza comunicati e note incrociate (ufficiali: i profili Facebook invece erano al calor bianco): resta, di fondo, una certa disomogeneità della coalizione, che probabilmente salterà fuori al momento della chiusura delle liste. Un problema che il centrodestra invece pare non avere, data la serratissima campagna acquisti che in questo momento c’è in città, senza troppe sottigliezze su nomi, cognomi e passato politico.