MESSINA. “Un futuro in cui robot e persone interagiscono tra loro e sono posti allo stesso livello sociale”. Questo il sogno del professore Antonio Chella, docente di Robotica e corresponsabile del RoboticsLab presso il Dipartimento dell’Innovazione Industriale e Digitale (Diid) dell’Università di Palermo e che oggi ha presieduto un programma di seminari e laboratori, con tema “Verso la robotica sociale”, all’interno dell’Istituto tecnico industriale Verona Trento.

Le attività, svolte nell’ambito della “Giornata dedicata alla Robotica” organizzata dalla scuola, hanno avuto luogo dalle 10 alle 16:30, rappresentando un primo passo verso una possibile collaborazione tra l’Università di Palermo, l’Istituto tecnico superiore messinese e l’Università di Messina, rappresentata dal professore di Cyber Security Massimo Villari.

“Lo scopo – spiega Roberto Cardullo, professore di informatica del Verona Trento – è di far conoscere le realtà emergenti in Sicilia ai ragazzi che escono dalle scuole superiori, garantendogli un futuro senza il bisogno di trasferirsi. Per questo il Verona Trento si fa promotore della cultura scientifica, favorendo la crescita dei poli universitari nella nostra regione”.

A rispondere ai buoni propositi della scuola, gli alunni delle IV e V classi presenti al convegno che, racconta il professore Chella, “mi hanno intrattenuto per circa un’ora con numerosissime domande a cui sono stato felice di rispondere”.

Ad entusiasmare i ragazzi sono state le numerose attività svolte all’interno dell’Università di Palermo con i robot, illustrate dal docente durante la mattinata. “Nel 2005 abbiamo partecipato alla ‘Robocup’, una competizione che ha visto protagonisti dei robot calciatori e che si pone l’obiettivo di programmare un’intero team che possa battere la squadra campione del mondo; abbiamo anche programmato degli umanoidi che favoriscano l’integrazione dei bambini autistici all’interno di una classe; e ci siamo anche impegnati nella sperimentazione di robot comandati da soggetti affetti da ‘sla’, che attraverso un casco e le onde elettromagnetiche emanate dai neuroni riescono ad interloquire con l’umanoide. Ma ci siamo anche immedesimati in attività legate all’ambito culturale e artistico, come l’utilizzo di un Nao per dirigere un quartetto di musicisti, esibizione andata in scena al Teatro Massimo di Palermo in collaborazione con il conservatorio della città”.

“Pensare ad una società in cui robot e umani convivono non è così strano, basta pensare alle lavatrici e ai computer, sono robot anche loro e li abbiamo tutti in casa, eppure non ci scandalizziamo”, spiega il professore Chella.

“Casa nostra sta diventando un robot e le nostre abitazioni stanno diventando sempre più intelligenti“, continua, invece, il professore Villari, che insieme all’Università di Messina sta conducendo una ricerca per l’attuazione di meccanismi di intelligenza artificiale. “Ma non sempre i robot riescono nelle capacità di calcolo – spiega – Lì subentriamo noi dell’Università di Messina che, in seguito alla richiesta di aiuto dell’umanoide, inviamo la risposta, tutto grazie ai cloud“.

A prendere parte al convegno, anche Francesco Lanza, dottorando di ricerca in ingegneria informatica dell’Università di Palermo, nonché ex studente del Verona Trento e che, nel pomeriggio, ha presentato alcune dimostrazioni con il Nao, chiesto in prestito all’Istituto superiore che lo ha acquistato l’anno scorso per partecipare alla “Nao Challenge”, portando i due team messinesi a Bologna per la finale.

“La scuola, quella fatta bene e seriamente, non può che produrre teste pensanti”, conclude il professore Cardullo, sottolineando ancora una volta lo scopo del Verona Trento: “Formare le nuove menti del futuro“.

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