MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Francesco Battaglia, studioso di materie internazionalistiche, in merito alla vendita del palazzo Coppedè di via Castellammare, sede storica della sinistra messinese (ma non solo). Un viaggio nella memoria di un luogo identitario che per centinaia di ragazzi e ragazze ha rappresentato molto più che una semplice sede di partito.

 

Di seguito il testo integrale:

Sapevo bene che la Federazione fosse stata messa in vendita da tempo. Tuttavia, come tante altre compagne e compagni che li dentro hanno passato un pezzo della loro vita, fino a ieri ho sperato che non si riuscisse a concludere alcun acquisto. Anzi, ogni volta che passavo da via Castellamare, mi illudevo che la Federazione potesse tornare, prima o poi, agli antichi splendori, quando quelle stanza erano piene di tante ragazze e ragazzi appassionati di politica.

Per questo motivo, quando ieri mattina ho letto della sua prossima vendita, ho sentito subito la necessità di insultare il mio amico Marino per la freddezza dell’articolo con cui letteraemme ne aveva dato notizia. Ero furioso per il fatto che un evento simbolicamente così importante fosse stato trattato al pari della vendita di un qualunque multisala o di un supermercato.

Da stamattina mi scorrono i tanti ricordi dei giorni passati li dentro, fra il primo ed il secondo piano: le interminabili direzioni provinciali, insieme ai compagni di Villafranca, Roccavaldina, San Filippo del Mela, Barcellona, Milazzo, Lipari, Sinagra, Raccuja, Giardini e Santa Teresa (e mi scuso se mi sono dimenticato qualcuno); le analisi post-elezioni che duravano fino a sera tarda; le nottate trascorse a comporre le liste universitarie; le intere giornate passate a discutere semplicemente di politica; le cazziate ricevute perché la sera lasciavamo un casino nella stanza del Segretario; le incazzature perché il Partito non ci dava lo spazio richiesto; le liti con i compagni; le risate; le sbronze e tante altre cose che, per decenza, è meglio non raccontare.

Non ricordo esattamente quando fu la prima volta che varcai quella porta e che misi piede nella stanzetta della Sinistra giovanile, ma ricordo perfettamente il giorno in cui quei locali diventarono parte della mia vita. Ero al primo anno di Università e Domenico, uno dei rappresentanti degli Studenti di Scienze politiche, mi invitò ad andare lì un pomeriggio per parlare di alcune iniziative di politica universitaria che aveva in mente. Proprio in quei giorni, i militanti stavano trasformando il saloncino della Sinistra giovanile, al secondo piano, nel centro servizi Guernica, dove, di lì a poco, avrei passato le più gloriose serate che, in maniera più o meno offuscata, possa ricordare.

In quegli anni, le stanze del partito, al primo piano, e quelle del Guernica, al secondo piano, sono diventate il centro delle mie giornate. Lì dentro ho stretto amicizie vere, con cui ho condiviso esperienze indimenticabili. In quelle stanze ho passato intere giornate a scontrarmi con i miei compagni su come fare la locandina per un’iniziativa, mentre l’aria tutt’intorno diventava sempre più densa di fumo, fino al punto da costringerci a spalancare la finestra per tornare a respirare e a vederci in faccia.

Alla fine, con una scusa qualsiasi, si passava ogni giorno in Federazione, anche solo per vedere chi c’era, fumare una sigaretta, bere una birra o, più semplicemente, per passare un po’ di tempo in compagnia. Eravamo tanti e pieni di passione.

A dire il vero, quando io ho cominciato a diventare militante assiduo, tanti altri, forse anche per colpa di un partito che in quegli anni era a volte un po’ disattento alle esigenze dei giovani, avevano già smesso di farlo. Tuttavia, sebbene non vi abbia condiviso gli anni di militanza, tantissimi di loro gli ho comunque conosciuti. Infatti, chi era stato della Sinistra giovanile, in una parte di sé lo restava sempre. Chi aveva vissuto quell’esperienza e quei locali, ogni tanto tornava dalle parti della Federazione. Magari non saliva su, ma si fermava davanti al portone, oppure al bancone del Catalani e lì, fra una birra ed un’altra, oltre che fra tante risate, trascorreva ore con i vecchi e i nuovi compagni a rievocare le tantissime esperienze vissute in Sinistra giovanile, alcune delle quali, a dire il vero, assumevano più i contorni di leggende. Forse, uno degli obiettivi della Sinistra giovanile era proprio quello di tramandare la sua memoria storica.

Negli anni, purtroppo, le stanze del Partito, e con loro quella della Sinistra giovanile, hanno cominciato pian piano a svuotarsi, rimanendo, tuttavia, sempre vive. Anche nel periodo subito precedente l’istituzione del PD, eravamo ancora diversi i ragazzi e le ragazze che, ostinatamente, passavano li le loro giornate a discutere su come portare avanti la tradizione della Sinistra giovanile.

Purtroppo, però, proprio in quel periodo si decise che la sede di via Castellammare non sarebbe diventata la sede provinciale del nuovo partito e, di conseguenza, neanche della nuova giovanile, che, fra l’altro, ancora doveva costituirsi. Ricordo che in quella fase la principale paura dell’ormai ex gruppo giovanile dei Ds era, oltre a quella di dover rinunciare all’amato simbolo Sinistra Giovanile, soprattutto quella di dover abbandonare le stanze della gloriosa Federazione e con lei tutti i ricordi che conservava. Lì tutti noi avevamo passato esperienze troppo forti per potervi rinunciare con così tanta facilità. Quella era la nostra casa e non volevamo lasciarla. Ci deprimeva l’idea di trasferirci nelle fredde stanze all’ultimo piano di un moderno palazzo a Piazza Cairoli.

Per questo, tanti di noi non hanno mai perso la speranza di poter, prima o poi, tornare a casa. Anche negli ultimi anni, quando in Federazione non si organizzava più praticamente nulla, in molti continuammo a mantenere il sogno di rivederla funzionante e nuovo centro di aggregazione politica di tutta la provincia. Trascorrevamo spesso le nostre giornate li a ricordare i vecchi tempi. Ridevamo pensando alle cazziate fatte da Ciccio ad Emilia quando lei era candidata alle amministrative; ricordando le supercazzole di Fabrizio; pensando al buon Dilip davanti alla portone della Federazione, in stile body guard, durante le serate al Guernica. Oppure, ogni tanto stavamo semplicemente ad ascoltare Piero che, dall’alto dei suoi 150 anni, portati male, ci raccontava gli eventi storici accaduti in quella Federazione.

Tutto questo perché quello di Via Castellammare non è solo un palazzo che deve essere riqualificato, ma è soprattutto un luogo che per tanti anni è stato un simbolo della politica cittadina.

Come ha scritto oggi il mio amico Piero su Facebook, la Federazione, per molti di noi, oltre che una casa ed una famiglia «è stata una palestra per crescere, una scuola per imparare, un luogo dove incontrarsi, discutere, divertirsi ed arrabbiarsi […] lì si è formata una valida classe dirigente che forse in un’altra città, o in un altro momento storico, sarebbe stata valorizzata, premiata e posta nelle condizioni di cambiare il nostro territorio».

La Federazione è certamente un pezzo di storia troppo importante per tutta la Provincia di Messina, al quale credo che non avremmo dovuto rinunciare. Ormai, però, sembra che la decisione sia stata presa.

Purtroppo, posso solo immaginare la faccia che avranno fatto tanti miei amici, molti dei quali ormai lontani, troppo lontani, quando lo hanno appreso. Mi sembra di averle davanti le loro espressioni dispiaciute e nostalgiche.

Questi, in sintesi, sono i motivi per cui mi sono infuriato nel leggere un articolo che in maniera così asettica annunciava la vendita della Federazione, senza esaltare la sua immensa gloria.

Per questo, o forse per il semplice bisogno di porgerLe il mio saluto, ho sentito il bisogno di scrivere questo sfogo, della cui pubblicazione ringrazio il mio amico Marino.

 

Subscribe
Notify of
guest

2 Commenti
meno recente
più recente più votato
Inline Feedbacks
View all comments
Federico Nastasi
Federico Nastasi
29 Ottobre 2018 10:36

Bravo Ciccio. Non dimentichiamo anche l’altro Ciccio, quello di Villafranca, e la sua relazione alla direzione provinciale vestito da Dylan Dog, giacca scura e camicia rossa, sorseggiando Negroni e fumando Marlboro. Da qualche parte ho ancora delle foto, potremmo mettere assieme i ricordi di ciascuno per non disperdere questa bella storia.

Olga
Olga
1 Novembre 2018 1:31

In Federazione si passava ogni giorno..anche senza un motivo preciso,tappa fissa prima di rientrare a casa o di uscire la sera…
Io però c’ero prima… quando si era Pds..e il saloncino non era ancora Guernica(sede della mia laurea) e i ricorsi li ho più del Partito che della Sg..anche del mio compagno mi sono innamorata lì. Non tutta ma in federazione c’è una buona parte della mia vita