MESSINA. Non passa giorno che la vicenda Acr Messina non diventi più tragica o più comica, a seconda della prospettiva dalla quale la si guardi. Non fosse bastata la sceneggiata di fine febbraio, con l’attuale proprietà (la Aad invest) che alla prima scadenza si è resa irreperibile, e la vecchia, la famiglia Sciotto, che di riprendere in mano la società non ne ha la benchè minima intenzione, dopo averla mollata ai lussemburghesi, tra ieri e oggi c’è stato il colpo di grazia dell’abbandono dei propositi di acquisto della società da parte di uno dei due compratori accreditati (“Huddle” di Francesco Borgosano, l’altro è la “Ops Holding” ), dopo un imbarazzante pomeriggio in cui il sindaco di Messina Federico Basile ha ricevuto una procura a vendere via whatsapp dall’attuale presidente Stefano Alaimo (espresso dall’azionista di maggioranza Aad invest) senza alcun valore legale. perchè non inviata tramite mail legale con firma digitale.
“Alle ore 15:00, ricevo sul mio numero telefonico tramite WhatsApp un PDF di questa fantomatica procura alla vendita redatta in lingua francese. Ho immediatamente verificato presso lo studio notarile messinese la condizione della procura ed effettivamente è arrivata una procura che però non essendo firmata digitalmente e non essendo prodotta in originale, non può essere utilizzata per la cessione delle quote”, ha raccontato Basile, al quale a stretto giro di posta ha fatto eco Borgosano. “Le difficoltà riscontrate nella collaborazione con l’attuale proprietà hanno comportato un rallentamento del processo di due diligence, che, pur essendo stato condotto solo parzialmente, ha evidenziato una situazione debitoria e legale non in linea con i nostri standard. Alla luce di queste criticità, e in mancanza delle condizioni necessarie per procedere, mi vedo costretto a comunicare, con rammarico, l’impossibilità di portare a termine l’acquisizione dell’ACR Messina”. Tanti saluti anche dal Ceo della società statunitense attiva nel settore del gaming: conferma che la società è sommersa dai debiti e con un valore prossimo allo zero, un “assett” dal valore praticamente nullo, senza settore giovanile, stadio e centro sportivo, cioè le fondamenta a partire dalle quali si costruisce la solidità (anche finanziaria) di una società.
Un disastro senza precedenti e apparentemente senza nemmeno fine, visto che dalla famiglia Sciotto, teoricamente ancora in possesso del 20% delle quote societarie, non arriva incredibilmente un fiato nonostante Aad non abbia ancora pagato a Sciotto un solo euro dei 2,5 milioni di euro per l’acquisto della società (e quindi si potrebbe far valere la clausola di rescissione del contratto di vendita): eppure Matteo Sciotto, deputato regionale, milita nello stesso partito che esprime l’amministrazione comunale pro-tempore a Messina.
Nel frattempo si avvicina la scadenza del versamento dei contributi previdenziali entro il 16 aprile. il tutto con una società inadempiente (ha solo pagato gli stipendi del precedente trimestre novembre-gennaio con incassi e benefit da parte della Federazione, ma non i contributi Inps e Irpef, prendendo quattro punti di penalizzazione), che l’azionista di maggioranza non vuole vendere per motivi non chiari, dato che non ha rispettato una sola delle scadenze, e l’azionista di minoranza che, malgrado non abbia ricevuto un euro dalla vendita delle quote, non sta procedendo per riprendersela. Di imprenditori locali all’orizzonte non se ne vedono, come ha spiegato Basile: nemmeno qualcuno disposto a rifondare la società in caso, praticamente certo, di fallimento di questa, e quindi con la prospettiva di ricominciare da zero dall’Eccellenza. Entro il 16 aprile vanno pagati stipendi e contributi di febbraio e marzo, altrimenti si rischia una penalizzazione più corposa (c’è anche la recidiva) che comunque probabilmente si sconterà nel prossimo campionato, qualunque sia e con qualsiasi società.