Pasquale Marino

 

MESSINA. Verrà inaugurata il 20 dicembre al teatro Vittorio Emanuele alle ore 18 la mostra di pittura “22955 giorni e oltre sullo stretto“ dell’artista Pasquale Marino. All’inaugurazione anche i vertici del teatro: sovrintendente, Gianfranco Scoglio, il presidente Orazio Miloro e il direttore artistico, Giuseppe la Motta. Presenterà la mostra la professoressa Roberta Filardi.

«L’arte di Pasquale Marino- si legge in una nota di Roberta Filiardi- travalica qualsiasi definizione di categoria o di stile, la si può considerare una sorta di palinsesto visivo, dal quale emerge un costrutto formale di volta in volta diversificato, ma sempre misurato attraverso una evidente sapienza dei mezzi espressivi, conseguita grazie alla lezione di importanti maestri, e direi rinvigorita nel corso degli anni dalla sua naturale attitudine creativa. Un universo poetico che tiene fede a un assunto imprescindibile, quello di rispondere alla propria sfera coscienziale in dialogo con la realtà circostante, ora espressa nelle ambientazioni urbane con tutte le contraddizioni e le violenze della modernità, o nelle immagini pervadenti brandelli di muri segnati dal tempo, o nelle visioni epifaniche della natura, di cui l’artista tende a cogliere l’aspetto più lirico e magico. La sua pittura si percepisce come luogo fisico, un campo di forze dentro il quale si svela il pensiero, la complessa ricerca di una relazione col mondo, trasfigurata dentro trame luminose e accensioni cromatiche di chiara matrice mediterranea, che si riflettono e intessono la struttura dei piani spaziali del quadro, e da cui si aprono squarci figurali di natura, risolti in giochi riflessi, apparizioni improvvise come incanti di paradiso, evocanti, oltremodo, il luogo dove il maestro vive e lavora, affacciato sullo Stretto»

«Un lungo percorso artistico, quindi, espresso all’interno di una vastità di opere esemplari, che fin dagli anni giovanili hanno connotato il suo estro. Dopo le prime esperienze ancora figurative, Marino si accosta a formulazioni d’impronta espressionista e pop, per poi attraversare le poetiche informali, concependo le sue creazioni per via di scomposizioni e incastri di piani, che traghettano il costrutto narrativo verso una partitura astratta, scossa dalla forza gestuale dei segni pittorici. Un’adesione al linguaggio informale che in Marino, comunque, si colloca nell’ambito di un sentire “pacato”, più quieto rispetto alle istanze drammatiche di stampo europeo e americano -continua- Da qui nuovi approdi, o racconti visivi, le cui partiture si rivelano per tramite di sintesi figurali dentro spaziature geometriche intessute di luce, permeate di colori timbrici e tonali. Una pittura che l’artista sperimenta senza sosta, pervenendo a soluzioni raffinate, pervase di magica leggerezza per la qualità del tratto pittorico, e nelle quali, in alcuni casi, coesistono in dialogo figurazione e astrazione. Egli concepisce con grande libertà espressiva le sue visioni senza costringerle dentro limiti precostituiti, ma tenendo fede a uno statuto pittorico di grande equilibrio e ricercata bellezza»

«Le opere in mostra appartengono quasi tutte alla sua recente produzione e sono emblematiche di una costante ricerca sul tema della natura. Marino spazia all’interno di questo repertorio diversificando le prospettive, le tessiture cromatiche, le strutture compositive, ora più figurali ora più astratte- Si tratta di un variegato corpus di paesaggi, spesso osservati oltre il limite di una finestra, o specchiati sui vetri di un’automobile, oppure declinati in vere e proprie vedute. Un percorso iconografico che costituisce una sorta di leitmotiv della sua produzione pittorica, e che palesa la particolare sensibilità dell’artista verso ogni dettaglio e sostanza materica del mondo naturale, che sia arbusto, fiore, roccia, legno, pianta, mare, quasi a volerne carpire l’incanto e il mistero, ma anche le possibilità espressive. Lo Stretto, in particolare, si rivela nella magia dei rapporti tonali come scenario naturale di nostalgica bellezza, luogo evocativo, spazio personale, transitando da immagine visiva a immagine mentale, metafora di un “attraversamento” esistenziale, dove le idee sembrano fluire insieme alle correnti marine, dove la coscienza interiore e l’immaginario creativo s’incontrano, generando continuamente nuove suggestioni. Un rapporto quotidiano, dunque, con la natura di questo luogo, che l’artista trasfigura dentro tracciati pervasi di colori mediterranei, di atmosfere cangianti, di trasparenze, visioni che sprigionano una sorta di vertigine emotiva e che rispondono alla sua sfera coscienziale»

«Un excursus pittorico che l’artista, tuttavia, non vuole esaurire all’interno di un’azione puramente estetica, ma impiega come tramite visivo di grande fascinazione per sollecitare la nostra percezione, invitandoci a guardare oltre il dato puramente sensorio, per scorgere e fermare nella coscienza la bellezza immanente del luogo, e farne un presidio di “resistenza” contro ogni possibile drammatico cambiamento. Da qui il titolo di questa recente produzione: “La bellezza dello Stretto senza ponte”, un racconto che esprime, oltre l’evidente qualità estetica, il valore di “lotta artistica” in difesa della prodigiosa seppur fragile “aura” del luogo.  Sembra così rivelarsi una sorta di sofferta speranza, di resistenza civile ed estetica, potremmo dire, tesa a preservare l’incanto della natura per non perderne la memoria, poiché risorsa preziosa della terra e della nostra coscienza collettiva- conclude- 22.995 giorni di arte autentica, quindi, una vita artistica di ricerca, una ricerca poetica rivelata attraverso la bellezza, che il maestro recupera anche negli anfratti più inaspettati, fra i muri del suo giardino dove germoglia improvvisa una pianta, fra oggetti di scarto, lamiere di ferro, pezzi di legno o di pietra, con i quali costruisce installazioni e sculture che disvelano immagini sognate, metafisiche, o fra i pennelli e le tele del suo studio, la fucina dove tutto prende forma, e dove le idee e le percezioni si tramutano in visioni di resistente bellezza che custodiscono il respiro della natura e i pensieri dell’artista. 22.995 giorni e oltre sullo Stretto di un’arte che misura la ricerca dell’infinito»

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