Da cosa sono occasionati i miei interventi su questo blog? In genere si tratta del desiderio di commentare qualcosa di bello, di brutto o di curioso accaduto di recente che ha suscitato il mio interesse e la voglia di commentarlo. Un desiderio di non rimanere passivo di fronte a un fatto ma di ragionarci sopra cercando di trovarci un senso, o di capire i motivi per cui senso non ce ne sta. Credo che ciò possa esser definito passione civile, almeno così la intendo io.

Altre volte, come questa, la molla che scatta è quella dell’indignazione. Ti accorgi che qualcuno o qualcosa non corrisponde a quanto ti aspettavi, a quanto ti avevano garantito, e ti monta la rabbia per come sempre più spesso accada che la parola data, l’impegno assunto, le stesse regole dettate dal buon senso siano diventate fumo, carta straccia. Non è un trauma di poco conto, un pezzettino della fiducia che nutrivi verso l’organizzazione sociale in genere, all’interno di quello che credi essere un mondo civile, si sfalda e indebolisce la tua visione complessiva di quel mondo. Ti accorgi insomma che la barbarie è sempre dietro la porta, pronta a venir fuori allorché interessi legati al profitto comechesia facciano aggio sulla giustizia, su quanto ad ogni evidenza appare equo e socialmente desiderabile.

Prendiamo la nostra Compagnia di Bandiera (sic), in realtà un carrozzone decotto, non per colpa di quanti vi lavorano, che ho sempre sperimentato tra i migliori piloti, steward, hostess esistenti, ma a causa dei Grandi Manager che l’hanno amministrato, messi a quel posto da politici inetti, liquidati con TFR da favola anche quando avevano platealmente affossato la Compagnia producendo danni incalcolabili, e subito dopo (et pour cause!) riciclati e ricollocati a presiedere altri mega Enti sui quali esercitare un’ennesima azione demolitrice.

Questo carrozzone mangiasoldi (di noi italiani) già anni fa avrebbe dovuto esser ceduto alla Francia, disposta a rilevarlo, ma per decisione del Premier del tempo (Silvio Berlusconi, il politico più incapace che il nostro Paese abbia mai avuto) non venne consentita tale opportuna dismissione, che avrebbe fatto risparmiare allo Stato qualche miliardo di euro. Probabilmente perché con la dismissione sarebbe venuta meno anche la possibilità di esercitare le consuete basse manovre clientelari di cui si nutre gran parte della classe politica nazionale.

Bene, accade che l’umile estensore di questa nota acquisti in gennaio in Agenzia dei biglietti aerei per consentire ai propri figli, residenti altrove, di trascorrere la Pasqua in famiglia. Accade che venga in seguito avvertito dall’Agenzia che il volo già pagato è stato soppresso per l’emergenza Coronavirus, e che gli sarebbe quindi stato rimborsato il costo dei biglietti. Accade infine che dopo un paio di mesi l’Agenzia stessa informi che al posto del rimborso l’Alitalia ha predisposto dei voucher intestati a coloro che avrebbero dovuto volare.

E io dico: no, preferirei che i voucher siano intestati a me, che ho pagato i biglietti, e non ai figli, che per le congiunture della loro vita non potranno utilizzarli nel periodo di validità dei biglietti stessi. E l’agente, mortificato, mi dice che quello che chiedo sarebbe logico, ma non rientra nella logica mercantile (io dico predatoria) dell’Azienda Alitalia, che evidentemente, non paga dei miliardi che lo Stato Italiano si accinge ad erogarle, vuol rifarsi dei mesi di forzata inattività rivalendosi sugli sfortunati viaggiatori mancati.

Allora, per un senso di giustizia più che per recuperare le centinaia di euro già spese, mi attacco al telefono e provo (ingenuamente devo dire) a prendere contatto con un Ufficio Clienti o con una caspita qualsiasi di interlocutore cui esporre le mie esigenze. Nel corso di un’intera settimana, dedicando all’impresa una media di un’ora e mezza al giorno (un tempo sottratto a vivere cose di gran lunga più interessanti che lo stare a sentire “Gli operatori sono momentaneamente impegnati. Alitalia si scusa per l’attesa. Le risponderà il primo operatore disponibile”) non sono riuscito a parlare con un (dicasi uno) essere umano. In compenso ho perso dieci ore circa della mia vita ad ascoltare una stronza musichetta, accompagnata dal mantra di cui sopra.

E a un tratto ho capito che questi non sono diversi dai magliari, dai pacchisti, da quelli che ti chiedono un prestito e poi scompaiono, dagli imbroglioni e intrallazzatori che popolano in ogni tempo e sotto ogni latitudine il pianeta. Beh, forse in ogni tempo si, ma sulla latitudine sarei piuttosto indotto a restringere il campo limitandolo al Paese in cui magliari, imbroglioni e intrallazzatori si dedicano alla politica, e giungono perfino a governare. Che ne dite voi?

 

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