Certamente da lodare è l’impegno dell’Associazione onlus “Gonzaga”, che dal 2015 ha ricevuto dal Comune di Messina la gestione di Castel Gonzaga.

Già nel 2016, durante una delle molte aperture estive, si sono contati quasi mille visitatori. Nel 2017 e nel 2018, la prima e la seconda edizione delle “Vie dei Tesori” hanno registrato un notevole successo di pubblico. L’attività dell’Associazione“Gonzaga”, che si avvale del prezioso supporto dei ragazzi dell’alternanza scuola-lavoro, è instancabile e, grazie alla presenza dell’esperto storico Maurizio Arcidiacono, ha permesso, nel dicembre 2018, il rinvenimento, in una delle stanze, di ossa di probabile origine umana.

Un modo, questo, per valorizzare degnamente questa antica e gloriosa struttura che era stata relegata per troppo tempo nell’oblio e nell’abbandono. Alla sua costruzione, iniziata nel 1540 per volontà dell’imperatore Carlo V di Spagna e terminata nel 1547, contribuirono tra gli altri personalità di spicco come l’architetto Ferramolino, lo scultore Montorsoli e Francesco Maurolico. Castel Gonzaga, che assume il proprio nome dal viceré Gonzaga, in carica all’epoca della sua edificazione, svolse un ruolo attivo nella rivolta antispagnola del 1647 e nei moti risorgimentali del 1848.

Dalla caratteristica pianta a stella irregolare, il castello ha una forma che ricorda quella di un uccello in volo con le ali spiegate e consta di un piano terra, un primo e un secondo piano. S’ipotizza che da piano terra possa dipartirsi un camminamento sotterraneo che conduceva, a quel tempo, fino al Bastione Don Blasco. In tal modo si otteneva un collegamento diretto con la zona vicina al Forte San Salvatore e al Palazzo Reale. La galleria, scendendo lungo la collina di Montepiselli, entrerebbe all’interno delle mura e percorrerebbe l’argine del torrente Portalegni, passando, all’epoca in cui venne realizzata, sotto il Grande Ospedale che fu distrutto dal terremoto del 1908.

(Sulla storia di Castel Gonzaga da qualche mese è disponibile il libro “Il Castel Gonzaga di Messina”, di Gianluigi Smilare)

 

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