“…e se non dovessimo sentirci buona Pasqua!”. Forse dovevo finire così l’ultima playlist ma tant’è, ormai siamo qua e non ha senso piangere sul latte versato. Se volete motivi per piangere ve ne metto io un paio qua dentro, ma a patto che poi prendiate gli altri brani, li mettiate forte in cuffia, e li usiate per andare a correre perché vi ho visti mangiare quell’uovo di Pasqua e vi vedo anche già alle prese con la carbonella per oggi a pranzo—io non vi giudico, sia chiaro, ma la vostra bilancia potrebbe farlo. E allora, spinti da questa insana voglia di salute, iniziamo l’ascolto dei brani odierni nell’edizione speciale del primo maggio, che qui si lavora alla faccia del concertone.

 

Florence + the Machine – Jenny of Oldstones

 

 

Quando dicevamo che un paio di settimane fa sarebbe stato il primo lunedì della vostra nuova vita non scherzavamo mica, e così sarà ogni lunedì per qualche altra settimana. Una decina di giorni fa, ad esempio, vi siete commossi tutti (VOI STATE PIANGENDO, NON IO) con questa canzone pazzescamente bella che prende ispirazione da un brano effettivamente presente nei libri e che, cantato da quella voce che è un dono di Dio di Florence Welch, diventa irresistibile. Sta per terminare un lungo percorso, e commuoverci tutti insieme in questo momento ci fa veramente bene. Specie quando ci commuoviamo con classe, con questa classe.

 

Gemello – Vienimi a prendere

 

 

Gemello è il master of pianterello made in Italy: dal rapper visionario di “In the panchine” a questa versione onirica che stiamo assaporando nel suo ritorno al microfono ormai da qualche annetto sembrano passare secoli. Restano però fissi i riferimenti continui alla cultura pop, resta una scrittura che tesse una tela difficile da vedere al primo sguardo ma poi, quando il brano termina, vedi che quel filo stava componendo un maglione caldo e soffice in cui tuffarti per annullare la negatività e finalmente poi buttarci giù nel mare della delicatezza delle sue liriche. Artista a 360 gradi, lo scegliamo come quota italiana di tenerezza, ma occhio che ora cominciamo a correre.

 

Muse – Knights of Cydonia

 

 

Dobbiamo correre e ci affidiamo a una cavalcata per iniziare questo viaggio: bardati come fossimo effettivamente dei cavalieri, ci andiamo ad ascoltare il brano che chiude Black Holes and Revelations, disco che per chi scrive rappresenta il miglior lavoro dei Muse e in questo momento ho aperto l’ombrello per proteggermi dalla pioggia di sputi. Sì, i primi dischi e blablabla, ci siamo, non avete neanche torto, sia chiaro: BH&R però mostra un volto nuovo del trio, poi diventato una faccia brutta dato che del materiale successivo, a mente fredda, si può salvare pochino. Ma qui non gli si può proprio dire nulla: bravissimi davvero.

 

Manic Street Preachers – Revol

 

 

Si deve voler bene a un gruppo come i Manics, e il bene nasce in gran parte dalla prima metà degli anni ’90 quando uscì quel capolavoro di The Holy Bible, uno di quei dischi che se vuoi parlare di anni ’90 con raziocinio devi aver ascoltato almeno una trentina di volte. Graffiante e scandaloso, specie nel brano che vi porto oggi in dono, un insieme di immagini accostate l’una all’altra che compongono un puzzle politicamente scorretto nel vero senso della locuzione. Non fanno prigionieri, facendoci capire perché la mente di Richey Edwards forse era davvero troppo grande e potente per poter sopravvivere in questo pazzo pazzo mondo.

 

Fast Animals and Slow Kids – Non potrei mai

 

 

Che poi correre aiuta a svuotare la mente e a crescere, perché tutto attorno a te non c’è mai qualcosa che sta fermo e basta. Tutto cambia anche se non lo vuoi, anche se ti piacerebbe mantenere una zona di comfort costante e invece l’ambiente cambia, la gente cambia, spesso se ne va dalla tua vita e tu devi adattarti, devi accettarlo e devi crescere, imparando a tue spese che hai poche certezze, poche costanti—e tra queste ci sei proprio tu, e c’è la tua musica. Chiudiamo con Non potrei mai (singolo di lancio di Animali notturni, il prossimo disco dei Fask in uscita il 10 maggio) la playlist di oggi, perché è un brano che parla a modo suo di questo, perché è di una ruggente malinconia tale che “guardi per terra e non sai che è lì che vorrei scomparire”, ma poi alla fine alzi la testa, asciughi gli occhi, rimetti le scarpe giuste e riprendi a correre. Nonostante tutto, nonostante tutti.

 

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