MESSINA. «Non volevo offendere nessuno. Chiedo scusa alla città». Dopo la bufera che lo ha travolto, l’assessore alla Cultura Enzo Trimarchi si cosparge il capo di cenere in conferenza stampa in seguito alla polemica scatenata da un post su Facebook in cui ha definito la comandante della Sea Watch Carola Rackete una trans.

«Non era assolutamente mia intenzione offendere nessuno. Quando si lavora 13 ore al giorno spesso si scollega il cervello e qualche battuta può scappare. Con la mia esperienza non doveva accadere. Chiedo nuovamente scusa», ha commentato brevemente l’assessore.

Scuse accettate dal presidente di Arcigay Rosario Duca, ma a una condizione: che l’assessore rimetta nelle mani del Sindaco la delega alla cultura e all’istruzione. «Non ci arroghiamo il diritto di chiedere le dimissioni di nessuno. Non siamo noi a dire vada a casa tizio o caio, ma è chiaro che un provvedimento è necessario. La responsabilità spetta adesso al primo cittadino», ha proseguito, dopo una breve parentesi sulle scritte omofobe sui muri cittadini (“molte delle quali sono lì da mesi”) e sui numerosi casi di omotransfobia che a tutt’oggi colpiscono migliaia di persone (292 i transessuali uccisi nel mondo). «I momenti di leggerezza posso capitare – ha proseguito – e non possiamo fare altro che prendere atto delle scuse dell’assessore. Tuttavia le parole hanno un peso e un provvedimento è necessario, in modo che serva da monito in risposta al sangue versato. Il caso ha avuto risalto  nazionale e Messina deve fornire una risposta civile e rispettosa. Adesso è fondamentale lavorare insieme affinché si possa portare avanti un tavolo contro l’omotransfobia e la violenza di genere, dando un seguito ai tanti progetti presentati alla Giunta», ha concluso, citando il protocollo inter istituzionale avviato con l’ex amministrazione, che preveda una specifica formazione sul linguaggio da utilizzare.

Nessuna controreplica da parte di Trimarchi.

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