MESSINA. Il problema è annoso, lontano nel tempo e apparentemente irrisolvibile: Messina possiede un bassissimo numero di asili nido pubblici, solo tre (oggetto, di recente, di un’interrogazione da parte del consigliere Libero Gioveni), e la situazione non sembra migliorerà nel futuro prossimo. Perchè la Regione, poco più di un anno fa ha lanciato il bando (con scadenza maggio 2018) per “Realizzare nuove infrastrutture e recuperare quelle già esistenti. Asili nido, centri ludici, servizi integrativi per la prima infanzia, ludoteche, centri diurni per minori, comunità socio educative”. Il dipartimento Famiglia e politiche sociali della Regione Siciliana ha recentemente pubblicato un decreto – già registrato alla Corte dei Conti – riguardante l’ammissione a finanziamento di interventi rivolti alla promozione dell’inclusione sociale e alla lotta contro ogni povertà e ogni discriminazione”. E il comune di Messina non c’è.

L’operazione, che è a valere sull’Azione 9.3.1 “Finanziamenti di piani di investimento per Comuni associati per realizzare nuove infrastrutture e recuperare quelle esistenti (asili nido, centri ludici, servizi integrativi prima infanzia, ludoteche e centri diurni per minori, comunità socio educative)” del PO FESR Sicilia 2014/2020, prevedeva finanziamenti di piani di investimento per comuni associati. Sono 19 le Amministrazioni ammesse a finanziamento, per un importo complessivo di 11.186.758 euro. Sfortunatamente, di quegli euro, a Messina non ne arriverà nessuno.

E dove andranno? Tra i diciannove comuni siciliani, a Trapani, Palermo e Caltanissetta come comuni capoluogo, quattro in provincia di Catania (Aci Sant’Antonio, Sant’Agata li Battiati, Ragalna e Ramacca), e tre in provincia di Messina (Barcellona, Acquadolci e Caprileone, tutte per lavori di ristrutturazione e adeguamento di asili nido sia comunale che non).

Nonostante la carenza di strutture comunali rivolte alla fascia di età 4-18 anni, non solo il comune di Messina non ha “vinto”, ma non ha nemmeno partecipato (l’avviso è dell’8 febbraio 2018, e scadeva il 17 maggio dello stesso anno): nelle trentotto domande complessive, sia quelle ammesse a finanziamento che quelle irricevibili, di Palazzo Zanca infatti non c’è traccia.

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