MESSINA. «Siamo diventati il pisciatoio dell’Euromediterraneo“. Se l’Europa non risolve la banalità della “porta a ccanto”, inutile parlare di un’anima solidale e propositiva europea. Noi vogliamo ribaltare queste logiche». Con una frase, il sindaco di Messina Cateno De Luca introduce la candidatura di Dafne Musolino, sua assessore all’Ambiente, alle europee di giugno, ed il suo nuovo libro, “L’economia banale” che, spiega, “tra una cosa e l’altra sto scrivendo, e spero di pubblicarlo a dicembre.

Una conferenza in cui per quattro quinti del tempo parla De Luca, introducendo i temi, discutendo le strategie e mettendo i paletti, lasciando che la candidata scenda nel tecnico. È infatti di pochissime parole Dafne Musolino: “Ci siamo confrontati sui temi, vogliamo riportare Messina a quel ruolo di centralità che fino a cinquant’anni fa le era riconosciuto», spiega, citando la nascita di quella che sarà l’Unione europea durante la Conferenza di Messina del 1955. «Fuori dai traffici commerciali e dagli assi logistici, con agricoltura e pesca sacrificate, dobbiamo riaffermare il ruolo della Provincia contro le decisioni macroeconomiche sovranazionali che hanno reso marginale i settori produttivi del Mezzogiorno“. Non sgravi fiscali, “con cui bisogna essere molto cauti, e si trasformano sostanzialmente in una forma di risparmio, per cui non le intendo una misure a favore dello sviluppo. Preferisco le direttive “self executing”, che non prevedendo altri provvedimenti da parte degli stati membri, in maniera più veloce, produttiva ed efficiente producono un ciclo di sviluppo», conclude, scendendo nel dettaglio.

Molto più “politico” l’intervento di De Luca: «La volontà del sindaco di Messina e della città metropolitana di avere un interlocutore e un rappresentante diretto in Europa, una candidatura di territorio che si caratterizzi sotto il profilo dell’identità. Messina è stata lasciata fuori dalle strategie a livello europeo, non ha espresso un parlamentare europeo ed è stata utilizzata per riequilibrare giochi politici di Catania e Palermo. Messina deve diventare protagonista nei luoghi dove si sta discutendo la programmazione 2021/2028″, spiega sommariamente, prima di lanciare ufficialmente la candidatura»

«Dafne Musolino è stata scelta dopo un ragionamento fatto in giunta e di quella giunta è l’espressione. Abbiamo avuto interlocuzioni con il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, numero uno di Forza Italia in Sicilia, e in quell’ambito siamo ospitati, come altre sensibilità legati a diversi percorsi politici. Questa versione pluralista ci permette di esprimere in autonomia questa candidatura. Altri movimenti? Nessuno ci ha cercato, molto semplicemente, al contrario di Miccichè che ha evidenziato attenzione per Messina con questa scelta», ammette candidamente, tenendoci però ad affermare che “non c’è adesione da parte mia né da parte di Dafne Musolino in Forza Italia, solo una scelta di pluralismo da parte del movimento”, e per sottolineare il concetto annuncia che “non utilizzeremo le tre preferenze, andremo secchi su Dafne Musolino: non vogliamo entrare in nessuna delle faide attualmente in corso che riguardano le quattro candidature maschili delle otto totali”

Quindi prende le distanze da Francantonio Genovese (“non so verso quali lidi stia volando, e non mi interessa”, ha tenuto a specificare), rende noto di avere incassato il sostegno unitario da parte della deputazione nazionale e regionale di Forza Italia, e tesse lodi del suo storico nemico Gianfranco Miccichè (è stato per protesta contro l’allora presidente dell’Ars che De Luca, oltre dieci anni fa, si produsse nell’ormai celebre spogliarello alla Regione).

 

 

Di pochissime parole Dafne Musolino: “Ci siamo confrontati sui temi, vogliamo riportare Messina a quel ruolo di centralità che fino a cinquant’anni fa le era riconosciuto”, spiega, citando la nascita di quella che sarà l’Unione europea durante la Conferenza di Messina del 1955. “Fuori dai traffici commerciali e dagli assi logistici, con agricoltura e pesca sacrificate, dobbiamo riaffermare il ruolo della Provincia contro le decisioni macroeconomiche sovranazionali che hanno reso marginale i settori produttivi del Mezzogiorno”. Non sgravi fiscali, con cui bisogna essere molto cauti, e si trasforma in una forma di risparmio, non lo intendo una misura a favore dello sviluppo. Preferisco le direttive “self executive”, che in maniera più produttiva ed efficiente producono un ciclo di sviluppo”, spiega, scendendo nel tecnico.

 

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