MESSINA. Continua a tenere banco l’eterno dibattito sul Ponte dello Stretto, tornato prepotentemente in auge nelle scorse settimane dopo mesi di silenzio, con entrambe le fazioni  pronte a “darsi battaglia” su una querelle ciclica di cui si discute da decenni.

Dopo i recenti interventi, fra gli altri, di Nello Musumeci (favorevole), Cateno De Luca (favorevole) e Grazia D’Angelo (contraria), a rilanciare il proposito di realizzare la grande opera è il nuovo integruppo “Continuità terroriale e sviluppo per infrastrutture e Ponte sullo Stretto”, costituito all’Ars da 12 deputati regionali (fra cui i messinesi Pino Galluzzo, Elvira Amata Amata, Antonio Catalfamo, Luigi Genovese e Franco De Domenico) con l’obiettivo di svolgere “attività tese a creare le condizioni di continuità territoriale attraverso il collegamento della Sicilia alla terraferma mediante il Ponte sullo stretto”.

«I siciliani oggi più che mai – spiega Galluzzo, presidente dell’Intergruppo – hanno la consapevolezza che le infrastrutture per la Sicilia sono l’unica grande condizione per lo sviluppo. In quesi giorni in cui si parla di regionalismo differenziato, il governo italiano deve dire chiaramente che politiche intende attuare per lo sviluppo del sud e della Sicilia. Ulteriore assistenzialismo senza cospicui investimenti infrastrutturali porterà a far crescere ulteriormente la disoccupazione e il precariato e far aumentare il divario tra regioni del nord e del sud». 

Questo pomeriggio, a Palazzo Zanca, si svolgerà invece l’incontro “Contro il Ponte sullo Stretto/Per la difesa dei territori”, promosso dalla Rete No Ponte: un’assemblea concepita per costruire un percorso comune di mobilitazione in difesa dei territori e per affermare il potere decisionale delle comunità locali.

«C’è una Sicilia che resiste. È la Sicilia che ha fermato la costruzione dell’inceneritore di Milazzo e le trivelle a Licata. È la Sicilia che si batte contro le discariche, contro il Muos, per la bonifica dei territori devastati dalle produzioni inquinanti, per il reddito, per diritti e dignità sui luoghi di lavoro, in favore dei fratelli migranti. È la Sicilia che lotta per la continuità territoriale e che rivendica infrastrutture di prossimità, la messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e idrogeologico, servizi pubblici dignitosi, che vuole l’acqua nel rubinetto e non il Ponte sullo Stretto. È la Sicilia – si legge in una nota – che il Ponte sullo Stretto lo ha già sconfitto una volta e che sarà costretta a rifarlo contro l’alleanza di partiti, sindacati e associazioni imprenditoriali che, negli ultimi tempi, ha dato vita ad un rinnovato attivismo sì ponte. Il Presidente della Regione Nello Musumeci, per primo, invece di battersi per una moderna infrastrutturazione stradale e ferroviaria in Sicilia – prosegue il comunicato – ha ribadito la sua posizione favorevole nei confronti della grande opera, che egli reputa addirittura imprescindibile per la Sicilia, e si è rivolto al Governo nazionale affinché si pronunci in merito alla realizzazione del Mostro sullo Stretto. Più volte nello stesso senso si è pronunciato anche il suo assessore alle infrastrutture Marco Falcone. Il centro-destra tutto, con la sua deputazione locale in prima linea, ne ha fatto una bandiera. Sulle due sponde dello Stretto sia la Cisl che l’Ance (l’associazione dei costruttori) sono più volte intervenute chiedendo al Governo nazionale di investire sull’infrastruttura. I Sindaci di Messina e Villa San Giovanni sono, poi, dei veri e propri fan dell’opera. Il Ponte ha, insomma, trovato tanti agit-prop e persino alcuni nopontisti sono diventati sipontisti. Il progressivo impoverimento della Sicilia e del Meridione nel suo complesso, l’assistere impotenti a pezzi di generazioni che abbandonano le proprie città per emigrare al nord, l’assenza di un’idea altra che non sia la svendita del territorio agli speculatori delle Grandi Opere ha reso fertile il terreno per chi voglia sostenere che l’avere fermato la costruzione del Ponte sullo Stretto abbia compromesso il futuro delle nostre comunità. Peccato che a dirlo siano spesso rappresentanti di quei partiti che hanno governato Messina, la Sicilia, l’Italia».

Gli interventi introduttivi saranno a cura di Alberto Ziparo (docente di Urbanistica presso l’Università di Firenze) e Antonio Mazzeo (giornalista, autore di varie pubblicazioni sul Ponte sullo Stretto).

 

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