MESSINA. «Confermata la chiusura degli uffici della città metropolitana!». A scriverlo è il sindaco Cateno De Luca, che dopo gli annunci roboanti di ieri mattina ha dato appuntamento a giornalisti e fotoreporter davanti ai cancelli di Palazzo dei Leoni per una conferenza stampa che si svolgerà lunedì mattina alle 10.

«Da lunedì 11 febbraio tutti in ferie forzate tranne il personale che servirà per garantire i servizi essenziali preventivamente individuati dai dirigenti», ribadisce il sindaco metropolitano, che manda poi un avvertimento ai lavoratori “dissidenti” che sarebbero intenzionati a violare il divieto di entrare in ufficio. «Sconsiglio vivamente ai colleghi non autorizzati di presentarsi sul luogo di lavoro perché procederò personalmente, con l’ausilio della polizia metropolitana, ad accompagnarli fuori dalla porta», spiega.

Appena 24 ore fa lo stesso De Luca aveva preannunciato azioni eclatanti nel caso in cui la città metropolitana non venisse salvata al più presto dal dissesto finanziario, specificando nuovamente il suo intento di mettere in ferie forzate 700 (su 840) dipendenti.

La dead line è fissata per l’uno marzo: se anche allora perdurerà l’attuale situazione, il primo cittadino si dice pronto a barricarsi all’interno di Palazzo dei Leoni e a iniziare uno sciopero della fame. Prima, però, consegnerà nelle mani del Prefetto la fascia di Sindaco metropolitano. Previsto inoltre un corteo di protesta di tutti i sindaci dei comuni messinesi.

Sulla vicenda hanno detto la loro anche i sindacati, per bocca del segretario generale della Funzione Pubblica Cgil, Francesco Fucile, e del segretario generale della Uil Fpl, Giuseppe Calapai, reduci da un incontro con il Prefetto Maria Carmela Librizzi: «Gli atti approvati da De Luca sono presuntivamente illegittimi, se non addirittura illegali. Ravvisiamo dei profili di interruzione di pubblico servizio e vanno immediatamente revocati (…). Ci riserviamo – hanno spiegato – di porre in essere tutte le azioni possibili a tutela dei lavoratori ma anche dei cittadini, considerando che le decisioni assunte rischiano di mettere a repentaglio attività di fondamentale importanza per l’intera comunità».

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