MESSINA. E’ deciso: niente più “salvacolline”, a meno che un consigliere comunale non decida di sua spontanea iniziativa di riesumarla, e niente più schema di massima del piano regolatore: cinque anni di programmazione urbanistica della precedente amministrazione sono stati cancellati dall’attuale, in attesa di esser sostituiti da un nuovo governo del territorio targato Cateno De Luca (e Salvatore Mondello, assessore all’Urbanistica e vicesindaco).

Prima a saltare è la delibera sui vincoli di salvaguardia, la “salvacolline”, che il dirigente all’Urbanistica Antonio Cardia non aveva ritirato, nonostante la dichiarazione del sindaco De Luca di inizio luglio, non ravvedendone alcuna motivazione giuridica. “La proposta di delibera in oggetto non è rispondente all’indirizzo politico amministrativo di questa amministrazione”, hanno spiegato però De Luca e Mondello al consiglio comunale, che tramite il presidente Claudio Cardile chiedeva che fine avesser fatto la delibera, che declasserebbe aree edificabili trasformandole in aree a verde ed eliminerebbe circa due milioni di metri cubi di potere edificatorio, trasferendo in altre zone della città (essenzialmente l’ex zir), e che dopo un lunghissimo iter di approvazione è approdata in consiglio (lo scorso), che però non ha mai discusso la delibera nonostante ben nove sedute di commissione.

“Appare evidente che l’obiettivo che tale variante avrebbe dovuto conseguire, ovvero la salvaguardia sicurezza delle aree libere del territorio collinare della città, anche per sottrarre futuri processi di urbanizzazione, non necessari visto il decremento del grafico della città, i costi non sostenibili per le azioni, giustificato consumo di suolo, è anche obiettivo di questa amministrazione. Tuttavia – puntualizza però il documento – appare evidente che l’obiettivo di un drastico contenimento dello sviluppo urbano nelle aree agricole collinari, l’idea di un consumo di suolo zero, deve essere indissolubilmente legata alla volontà di creare le condizioni perché l’imprenditoria del settore orientasse i propri sforzi e le proprie risorse disponibili verso la riunificazione delle aree degradate sia periferiche che centrali”, spiega Mondello.

Perchè? “Sul piano tecnico la variante non sembra in grado di poter conseguire neppure l’obiettivo della salvaguardia dei dischi idraulici e geologici che era uno dei motivi per la quale era stata pensata all’indomani della tragedia di Giampilieri essa infatti veicola una visione profondamente limitato del concetto di difesa del suolo, basato esclusivamente sull’introduzione di vincoli di inedificabilità. Nella variante – sostiene il vicesindaco – non c’è traccia non vi è alcuno studio che indichi quali sono le aree su cui intervenire e come: in sostanza, eliminando alcune aree edificabili a maggior rischio radiologico, non fa altro che cercare di evitare futuri rischia di ipotetiche nuove costruzioni, ma non considera gli abitati esistenti”.

Poi, secondo Mondello, ci sarebbe il problema contenzioso, che “potrebbe insorgere con i proprietari delle aree già a suo tempo considerato edificabile, perché ha instaurato un sistema di promesse non mantenibili”. Inoltre, “bisogna sottolineare che i vincoli all’edificazione che la variante avrebbe introdotto esistono già, in virtù di leggi e norme previste a livello statale e regionale”, conclude il vicesindaco.

Appurato che non ha intenzione di procedere con la Salvacolline, quale è l’intenzione dell’amministrazione? La chiarisce lo stesso Mondello nella seconda parte della lettera, concedendo che “assenza di strumenti urbanistici aggiornati rappresenta il principale scudo dietro cui finiscono per celarsi le peggiori pratiche predatorie destinate ad incidere in maniera più o meno marcata e perdurante sulla vita della comunità”. Questo, però, non sembra spingere l’amministrazione ad adottare in fretta lo schema di massima del Piano regolatore proposto dalla scorsa amministrazione dal predecessore di Mondello Sergio De Cola. Anzi, tutto il contrario.

Non essendosi concluso il percorso tracciato della precedente gestione amministrativa, peraltro inspiegabilmente scissa in due iter sovrapposti (variante di salvaguardia e variante generale), la nuova amministrazione intende tracciare la programmazione territoriale della città in modo compatibile con i propri programmi strategici“. Cioè? “L’amministrazione in prima battuta detta gli indirizzi e il consiglio comunale verifica interviene durante l’attività di proposizione, con suggerimenti suggestioni percepite dal territorio, l’urbanista e tutta la componente tecnica di settore ed i cittadini intervengono nelle varie fasi con diverse metodologie diversi approcci

 

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